«Vendete i palchi», ma la Loggia vuol tenersi il Grande

Per i magistrati della Corte dei Conti va applica la legge Madia ma il Comune tenterà la strada della deroga
Il Comune di Brescia è proprietario di 31 palchi all’interno del Teatro Grande - © www.giornaledibrescia.it
Il Comune di Brescia è proprietario di 31 palchi all’interno del Teatro Grande - © www.giornaledibrescia.it
AA

Nessun cartello «vendesi» affisso ai palchetti del Teatro Grande. Nessuna ricerca del miglior offerente, cui piazzare i salottini in velluto che fregiano la balconata del Massimo cittadino. Si prospetta un braccio di ferro, seppur via carte bollate, fra il Comune di Brescia e la Corte dei Conti che, alla luce della legge Madia, vorrebbe la Loggia fuori dalla Società del Teatro Grande.

n base alla normativa sulle partecipate, infatti, la Loggia non avrebbe facoltà di detenere quote nella società di persone che riunisce, come in una grande assemblea condominiale, i proprietari del Teatro Grande, inteso come edificio coi sui palchi, le sue poltrone e le sue parti comuni.

Dell’organismo ultracentenario la Loggia è socia di minoranza, essendo proprietaria di 31 palchi (su 109 complessivi) che valgono circa 25mila euro ciascuno e sono in alcuni casi frutto di donazioni o lasciti. «In base alla legge Madia - conferma l’assessore Federico Manzoni -, la Corte dei Conti ci chiede di dismettere la partecipazione nel Teatro Grande, a meno che la società di persone venga trasformata in una società di capitale. Peraltro sarebbe un procedimento inutile. Infatti la cosa paradossale è che, anche se ciò accadesse, incapperemmo in ulteriori vincoli che ci imporrebbero in ogni caso la dismissione: l’assenza di dipendenti e il fatturato sotto il milione di euro».

Peraltro se la ratio alla base della legge Madia è quella di liberare l’ente pubblico da un carico di onori e spese inopportuni, «questo non è il nostro caso - illustra Manzoni -. La partecipazione della Loggia alla Società del Teatro Grande non comporta esborsi: il CdA opera a titolo gratuito e le spese gestionali sono tutte a carico della Fondazione del Teatro Grande, che è un ente giuridico distinto».

E quindi che fare? Nella delibera approvata dalla Giunta e già passata in Commissione Bilancio - e che lunedì sarà al vaglio del Consiglio - si fa ricorso a una perifrasi volutamente attendista. «L’Amministrazione, che ha come unico scopo la tutela del patrimonio culturale quale è il Teatro Grande di Brescia - si legge nel testo -, valuterà le possibilità di trasformazione/cessione della propria quota di possesso relativa a 300,943 millesimi, con l’attenzione a non depauperare il patrimonio finora posseduto, vista la peculiarità della partecipazione». Un impegno generico, insomma, che non si tradurrà in un’operazione immobiliare.

Come dire, la Loggia non metterà in vendita i palchi. O meglio, per evitare di essere costretta a farlo cercherà di percorrere altre strade. Da un lato proverà a convincere la Corte dei Conti della bontà della partecipazione; dall’altro proverà ad intraprendere un percorso analogo a quello che ha salvato la partecipazione in Centrale del Latte nel 2016. «Legge Madia - conclude l’assessore Mazoni - prevede la possibilità che singole partecipazioni possano essere oggetto di deroga. Si potrebbe avviare un percorso bipartisan allo scopo di percorrere questa strada».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato