Valeria Negrini: «La Capitale inclusiva ha coinvolto i più fragili»

La bresciana è portavoce del Forum Terzo settore Lombardia, oltreché presidente di Federsolidarietà Lombardia
La bresciana Valeria Negrini - © www.giornaledibrescia.it
La bresciana Valeria Negrini - © www.giornaledibrescia.it
AA

Questa intervista è parte del progetto «Interviste allo specchio», condiviso con L’Eco di Bergamo e nato in occasione del 2023, l’anno che vede i due capoluoghi uniti come Capitale della Cultura 2023. Ogni domenica i due quotidiani propongono l’intervista a due personaggi autorevoli del mondo culturale (nell’accezione più ampia), uno bresciano e uno bergamasco, realizzate da giornalisti delle due testate. Di seguito trovate l’intervista al personaggio bresciano. Per scoprire il contenuto dell’intervista all’omologo bergamasco invece, vi rinviamo a L'Eco di Bergamo.

«La partecipazione del Terzo settore è stata entusiastica. Temevamo di non trovare spazio nella costruzione dell’evento, invece il Comune di Brescia ha dimostrato grande apertura e anche il nostro mondo è stato protagonista della Capitale». La bresciana Valeria Negrini è portavoce del Forum Terzo settore Lombardia, oltreché presidente di Federsolidarietà Lombardia. Da una vita lavora nel campo della cooperazione sociale. L’anno della Capitale l’ha vista impegnata in questa veste, ma anche come vice presidente della Fondazione Cariplo, partner dell’evento. Non a caso è stata fra le autorità intervenute sul palco del teatro Grande, martedì 19, durante la cerimonia di chiusura. Le iniziative prodotte dal Terzo settore sono state tantissime. Progetti culturali che hanno coinvolto a vario modo i soggetti più fragili della società.

Valeria Negrini, qual è il suo giudizio finale su questo 2023 della Capitale?

Molto positivo. I cittadini bresciani e bergamaschi hanno acquisito la consapevolezza delle ricchezze culturali delle loro città.

Quale è stato il contributo del Terzo settore?

Le cooperative e i soggetti impegnati nel sociale hanno dato un apporto importante alla riuscita dell’evento. Lavorando con le istituzioni hanno reso significativo quest’anno anche per le persone che spesso sono ai margini. Anziani, disabili, senza tetto, detenuti, malati. Grazie al Terzo settore la Capitale ha assunto la dimensione della inclusività. Il lavoro comune su tanti progetti deve produrre in futuro una rete per costruire altre iniziative, che consentano di avvicinare, oltre ai soggetti fragili, gente comune, che magari non frequenta musei, teatri o cinema.

Avete creduto fin dall’inizio alla Capitale della cultura.

Assolutamente sì. Ricordo che come Confcooperative Brescia già nel maggio del 2021 lanciammo una call alle nostre associate per raccogliere la disponibilità a realizzare dei progetti in vista dell’appuntamento. Risposero più di ottanta cooperative. È stato costruito il palinsesto "Cooperare X cultura". La Capitale è stata un’occasione straordinaria per il nostro mondo di proporre il suo stile e le sue finalità, di far conoscere il suo peso come soggetto economico e sociale. I grandi player, come Fondazione Cariplo e Fondazione della Comunità Bresciana, ci sono stati vicini, riconoscendo il nostro ruolo.

Il Comune di Brescia vi ha lasciato spazio.

Certamente. L’Amministrazione non ha interpretato l’anno della Cultura in modo tradizionale ed esclusivo. Ci ha spronato ad andare avanti nei nostri progetti. In questo modo ha dato visibilità a territori e realtà sociali di tutta la provincia. Per quanto riguarda il Terzo settore abbiamo lavorato di fantasia e creatività, facendo nascere tante connessioni.

Qual è il lascito questo anno?

Cooperative, associazioni, realtà del territorio hanno collaborato molto insieme, tessendo relazioni che non vanno disperse, ma rafforzate. Non solo. Grazie a questa collaborazione è stato raggiunto un pubblico più ampio. È un capitale da valorizzare. Il nostro impegno, anche come Confcooperative, deve essere quello di favorire la continuità dei rapporti. Un altro patrimonio da preservare sono le modalità collaborative che si sono sviluppate.

Da vice presidente di Fondazione Cariplo, che giudizio dà della Capitale?

Abbiamo visto i territori entusiasti, ricettivi. Hanno capito che la cultura è uno strumento di conoscenza, di interpretazione della realtà. Essa favorisce la consapevolezza dei propri valori, ma non per chiudersi, piuttosto per farli conoscere ed aprirsi alle altre culture.

A questo link l'intervista dell'Eco di Bergamo.

Icona Newsletter

@Buongiorno Brescia

La newsletter del mattino, per iniziare la giornata sapendo che aria tira in città, provincia e non solo.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato