UniBs, studenti contro il caro mensa: la protesta corre su striscioni e social

Lorenzo Buonarosa, Marco Tedoldi
Il sindacato degli studenti Udu contesta l'aumento dei prezzi deliberato dal Senato accademico: fino a 500 euro in più all'anno
  • Caro mensa e protesta: gli striscioni apparsi fuori dalle varie sedi di UniBs
    Caro mensa e protesta: gli striscioni apparsi fuori dalle varie sedi di UniBs
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    Caro mensa e protesta: gli striscioni apparsi fuori dalle varie sedi di UniBs
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«Avere i tirocinanti vi piace, dargli da mangiare di meno», queste le parole apparse questa mattina su uno dei diversi striscioni davanti alle varie sedi dell'Università degli Studi di Brescia, da quelle di Medicina e Ingegneria, al polo di Economia fino a Giurisprudenza, sempre in centro, e alla mensa di corso Mameli.

La rabbia degli studenti è rivolta agli aumenti dei prezzi della mensa passata da poco meno di 2,50 euro ai quasi 5 euro al pasto. L'incremento è ancor più cospicuo se calcolato su base annua: in base alle sette fasce di reddito - calcolate sull'Isee - uno studente andrà a pagare dai 189 ai 497,25 euro in più ogni anno.

«Con questi slogan esprimiamo la nostra totale contrarietà verso le due principali misure approvate in occasione dell'ultimo consiglio di amministrazione - spiega Diego Vollaro del sindacato studenti Udu -: l'aumento del costo dei pasti per gli studenti, e la totale cancellazione di qualsiasi convenzione e agevolazione con i locali vicini alle sedi di Economia e Giurisprudenza». I dati sono stati trasmessi dallo stesso sindacato attraverso i propri canali social.

In un post su Instagram di tre giorni fa il sindacato ha manifestato tutto il disappunto nei confronti del rinnovo dei servizi di mensa discusso in Senato accademico: «Si è deciso di non aumentare la pausa pranzo, vincolando gli studenti a solo 30 minuti di pausa» si legge nel post. Inoltre la situazione è ancora più complessa per le professioni Sanitarie che molto spesso sono costrette a rimanere in ospedale per il tirocinio sia a pranzo che a cena. Sempre da quanto si apprende dal post dell'Udu per queste ultime «il costo triplicherebbe. Le Asst - le Aziende Socio Sanitarie Territoriali - non hanno manifestato alcuna intenzione di aumentare i fondi per garantire i pasti».

Cosa fare allora? «Devono essere al più presto riviste le delibere approvate, abbassando i prezzi su tutte le fasce e rendendo realmente fruibile il servizio. Devono inoltre essere ripristinate le convenzioni con i locali e chiediamo che Asst investa una cifra economica superiore rispetto a quella annunciata. I tirocinanti, pur lavorando all'interno dei reparti, non ricevono alcun compenso e si trovano spesso sfruttati» conclude Vollaro.

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