Una veglia di luce e di fuoco in Duomo

In una cattedrale gremita si è concluso ieri sera il cammino liturgico di avvicinamento alla Santa Pasqua
  • La Veglia pasquale in Duomo
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Si è concluso ieri sera, con la «madre di tutte le veglie», il cammino di avvicinamento alla Pasqua. La Veglia pasquale, celebrata in Duomo dal vescovo, monsignor Luciano Monari, è la più lunga ed importante celebrazione eucaristica del- l’anno liturgico, in cui si festeggia la resurrezione di Cristo

All’inizio, con la cattedrale completamente immersa nell’oscurità in un’atmosfera suggestiva e coinvolgente, si sono accesi il grande braciere sul sagrato, il cero pasquale e tutte le candele dei fedeli, che in processione hanno seguito il Vescovo fin sull’altare, dove i ceri sono stati tutti illuminati al termine della Liturgia della parola, quando anche le campane, rimaste mute dalla Messa di giovedì, hanno ricominciato a suonare a festa.

Nella notte di Pasqua, la celebrazione si arricchisce in modo evidente del simbolismo del fuoco. Il braciere, che arde fuori dalla chiesa, attrae l’attenzione dei fedeli sul trionfo della luce sulle tenebre, del calore sul freddo, della vita sulla morte, già sinteticamente espresso nel linguaggio del fuoco nuovo, intorno al quale si riunisce la comunità, per dare vita al cero pasquale preparato con una iscrizione a forma di croce, contornata dalla data dell’anno in corso e dalle lettere alfa e omega (prima e ultima dell’alfabeto greco).

Sul grande cero, monsignor Monari ha infine incastonato cinque grani d’incenso, per ricordare le cinque piaghe di Cristo in croce. Terminata l’incisione, il cero - più grande degli altri per poter essere ben visibile da tutti e fin dai primi secoli uno dei segni più espressivi della veglia pasquale e della Resurrezione - è stato acceso dal presule con uno stoppino dal fuoco nuovo benedetto a significare: «La luce del Cristo che risorge glorioso disperda le tenebre del cuore e dello spirito». 

E i fedeli bresciani, accorsi nel cuore cristiano della città, hanno celebrato tutti uniti «la notte in cui Cristo, spezzando i vincoli della morte, risorge vincitore dal sepolcro». Il fuoco, acceso dal vescovo Monari, si è fatto segno della presenza e della laboriosità umana, pur misterioso nella sua origine e nei suoi effetti. Nella notte di Pasqua è stato benedetto affinché si accenda nel cuore di tutti i fedeli.

 

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