Una pashmina all'ultima spiaggia

«Accade ogni anno, non riesco ad abituarmi. Distaccarmi dal mio orto per un lungo periodo di vacanza è sempre doloroso»
La pashmina in cachemire è gettonata anche in spiaggia
La pashmina in cachemire è gettonata anche in spiaggia
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Accade ogni anno, non riesco ad abituarmi, a farmene una ragione. Distaccarmi dal mio orto per un lungo periodo di vacanza è sempre doloroso. Prima di partire gli dedico lunghi minuti, solo noi due. E poi mi allontano pian piano, camminando all’indietro, come si fa quando si saluta la regina Elisabetta. Sono partito con negli occhi il ricordo dei miei meravigliosi pomodori che arrossiscono sotto il sole.

Quest’anno ho deciso di abbandonare Viserbella per approdare a Capalbio, meta che più si addice al mio crescente status di uomo divulgatore di coltura. Un’esperienza educativa. Il bagno di Capalbio non si chiama Tiki o Cigno ma Ultima spiaggia; sui lettini c’è un comodissimo materassino, le sdraio sono anche adorabilmente a misura baby, certo, in un giorno spendete come una settimana a Rimini, ma mica potete sempre fare i parvenu.

Quando arriva l’anzianissima sottobraccio al suo fidato domestico capisci di essere al posto giusto, i suoi passi sulla sabbia sono accompagnati da osanna degni di Sua Altezza Serenissima del Granducato di Toscana, ma non ci si deve fermare alle apparenze, perché fa bene al cuore vedere che l’abbiente matriarca fa accomodare il filippino sotto il suo accogliente ombrellone.

Un’italianissima mamma parla ai figli solo in inglese perché «devono imparare le lingue nella dimensione ludica del mare, non devono vivere l’apprendimento solo come un’oppressione scolastica». Ma ho preso davvero coscienza della differenza antropologica soltanto quando è passato il venditore ambulante, che non ha gridato quel volgare coccobello bensì cachemire: ve lo giuro sulle ortaglie. Perché a volte la vita è un’impalpabile pashmina da portare in riva al mare.

 

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