Una gatta nella maionese

Dalla rubrica settimanale di Francesco Alberti, un aneddoto che fa riflettere sull'essere giovani dentro (e non giovanili)
Un gatto che mangia una patatina fritta
Un gatto che mangia una patatina fritta
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Il vento mi innervosisce. Soprattutto di notte, quell’ululare continuo mi disturba il sonno e così mi sveglio di cattivo umore. Un umore che peggiora drammaticamente, come accaduto l’altro giorno, se incontro qualcuno che non vedevo da tempo e che mi accoglie con: per la tua età sei ancora molto giovanile. L’aggettivo giovanile mi destabilizza. Ma come? Viaggio sul treno della vita saldamente seduto sul vagone dei quaranta e non ho nessuna intenzione di passare a quello successivo. 

Certo, è una sfida continua. Una persona mia familiare, che preferisco non identificare ulteriormente (mia sorella), mi dice: nel fine settimana non ci siamo, puoi stare tu con Mia? Precisazione, quasi superflua: Mia è la loro gatta. A parte il dare per scontato che i miei sabati sera siano mestamente adagiati sul divano a guardare quei gialletti di serie b su Rai2, a parte il fatto che prima di partire mi sono state date indicazioni che presupponevano l’idea che non fossi nemmeno capace ad aprire una bustina di cibo per animali, a parte la precisazione «non lasciare la casa in disordine», a parte la fastidiosa domanda «hai capito tutto?», a parte tutto ho accettato.

Qualche convenevolo con Mia e mi sono messo in poltrona. Stranamente mi sono addormentato nel giro di mezz’ora. Al risveglio sembrava che in casa fosse passato un uragano. Mia si era ingozzata di patatine di McDonald’s e aveva i baffi pieni di maionese. Ci siamo guardati negli occhi. Lei è rimasta un attimo titubante, poi vista la mia serenità ha iniziato a leccarsi. Noi giovani mica ci arrabbiamo per così poco.

 

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