Un giurista, un matematico e un geometra fra i nuovi preti della Diocesi bresciana
Lievito che fa fermentare, sale che dà sapore, luce che orienta e consola. Così il vescovo Pierantonio Tremolada vede il sacerdote. Non è certo poca cosa, di questi tempi poi. Il compito è impegnativo, ma non spaventa certo don Yuri Belfiore, don Davide Bellandi, don Francesco Bertuetti e don Alberto Marchetti che da sabato prossimo saranno ufficialmente (e per sempre) sacerdoti della Chiesa cattolica.
La Chiesa di domani
Il presbiterio diocesano cresce quindi di quattro nuovi preti. Tanti o pochi? Domanda sbagliata che il rettore don Sergio Passeri respinge subito al mittente. «Dobbiamo uscire da questa logica di pensiero – spiega -, un errore che fanno anche molti sacerdoti più anziani che guardano con nostalgia ai tempi passati. Ma quelli sono appunto tempi andati, il presente sono questi giovani carichi di entusiasmo e di fede pronti a mettersi al servizio della Chiesa e del Vangelo, mi sembra qualcosa di straordinario di cui essere tutti felici». Don Sergio, che definisce i suoi ragazzi la bella Chiesa di domani, svolge il suo ruolo con un impegno ammirevole e totalizzante, il Covid ha unito ancora di più la comunità del Seminario, composta da circa 25 giovani. Durante la pandemia si sono ritrovati come tutti noi rinchiusi, ma senza la cuoca, si sono così organizzati per cucinare a turno, scoprendo capacità che neppure conoscevano.
Accoglienza
E se il Seminario minore (dove appunto si entrava da piccoli) è di fatto sparito, sostituito da nuovi percorsi vocazionali, quello Maggiore è ancora pienamente vivo e operativo. Una settimana al mese si fanno incontri con gli adolescenti delle varie parrocchie, al suo interno sono ospitati cinque giovani universitari che stanno riflettendo sul loro futuro; e ancora: una parte della grande struttura di via delle Razziche è aperta a persone che si vogliono prendere qualche giorno di preghiera, per meditare in tranquillità.
I nuovi preti
Poi ci sono loro: i seminaristi; perché oggi un ragazzo (più o meno giovane) decide di farsi prete? «Da piccolo, a chi mi chiedeva cosa volevo fare da grande, rispondevo: il pizzaiolo acrobatico. Era un modo per non rispondere», ci dice don Davide Bellandi, 36 anni, con alle spalle un dottorato in matematica. Ok, da piccolo nessuna risposta, e oggi? «Ho fatto anni di ricerca su me stesso, e poi ho raccolto i frutti. Sono sereno, senza rimpianti, con grande slancio verso ciò che mi attende».
Don Francesco Bertuetti, 28 anni, è invece un giurista mancato. Non è che nella società attuale il prete risulta essere quasi un alieno? «Direi che è semplicemente una persona che crede in Dio e lo testimonia, come fa ogni credente del resto, da questo punto di vista allora sono alieni anche loro. Io semplicemente ho ricevuto una proposta da Dio e mi sono incamminato».
«Nella società non cristiana attuale – sottolinea don Alberto Marchetti, 48 anni, "decano" del Seminario e piglio da parroco in pectore dopo vent’anni da geometra – è chiaro che il prete risalta per la sua scelta di vita radicale, ribatto: anche un adolescente che dice di credere in Dio è un alieno».
Ok, abbiamo capito: hanno le idee molto chiare. Stesso discorso vale per don Yuri Belfiore, 27 anni, che negli ultimi due anni ha svolto il suo servizio al Rifugio della Caritas, con quegli ultimi tanto cari a papa Francesco. «Essere a contatto con la grave marginalità – racconta – mi ha fatto crescere moltissimo, un’esperienza impegnativa ma gratificante». Ancora qualche tempo e poi anche loro saranno ufficialmente preti, Paolo VI li definiva gli atleti dello spirito. Loro appaiono in forma anche da questo punto di vista. Don Sergio li ha preparati al meglio, e al peggio. «Quando sono diventato prete io – racconta – si godeva di un anticipo di fiducia, oggi si gode di un anticipo di sfiducia: la vicinanza delle persone va conquistata». I quattro preti novelli (o simil tali) sono pronti.
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