Un anno di pandemia: K come Fattore K

La definizione più semplice potrebbe essere la seguente: «Di come basta poco per fare molti danni»
La presenza di un solo soggetto positivo in una stanza non aerata può consentire al virus di fare un balzo
La presenza di un solo soggetto positivo in una stanza non aerata può consentire al virus di fare un balzo
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Fattore K

La definizione più semplice potrebbe essere la seguente: «Di come basta poco per fare molti danni». Concetto troppo poco insistito dalle autorità e - nostra culpa - anche dai media, il Fattore K indica l’impatto che alcuni singoli comportamenti sociali possono avere nel favorire la diffusione del coronavirus.

La presenza di un solo soggetto positivo ad un concerto o ad una riunione in una stanza non aerata può consentire al virus di fare un balzo e propagarsi moltiplicando il numero di contagiati molto più rapidamente che non la presenza di due persone in una casa. Concetto all’apparenza banale, ma fondamentale a detta degli studiosi di epidemie per spiegare come pochi limitati episodi possono essere fonte di infiniti casi.

Il contact tracing è uno degli strumenti che la scienza oppone al fenomeno per contenere gli effetti nefasti del Fattore K. In un caleidoscopio di zone in technicolor questo punto è apparso un po’ grigio e opaco, non solo in Italia. Le conseguenze sono raccontate da ondate e numeri in periodica altalena.

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