Un ananas con la panna

Se fossi nato nell’Ottocento sarei stato un esploratore, un Indiana Jones della natura: eccesso di passione per le terre lontane
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Se fossi nato nell’Ottocento sarei stato un esploratore, un Indiana Jones della natura. Mi immagino con invidia quegli avventurieri che nei secoli passati partivano per viaggi lunghissimi verso mete sconosciute, al ritorno portavano piante e fiori che arricchivano il panorama locale.

Perché evidentemente il villaggio globale non lo hanno inventato i social. Tra i frutti arrivati grazie a Cristoforo Colombo c’è l’ananas. Dopo averlo mangiato con gusto per anni ho deciso di tentarne la coltivazione. Ho tagliato il ciuffo verde e l’ho messo in acqua nella speranza che spuntino le radici, ho grandi speranze. Sono sempre stato affascinato dal mondo esotico, dalle terre lontane.

Lo era anche Vittorio, il mio vicino di banco alle superiori. Un sabato pomeriggio organizza un’uscita al cinema con due ragazze (che piacevano a lui) per vedere «Bianca e Bernie nella terra dei canguri». Terminata la proiezione tutti a fare merenda. Goloso come raramente ho visto nella vita, inizia a tracannare la cioccolata con panna. Eccitato nel divulgare la sua passione per i canguri, non si era reso conto degli effetti collaterali che la sua ingordigia gli aveva creato sul volto. Inizio allora con disinvoltura a leccarmi le labbra sperando che metta mano al tovagliolo. Ma ormai era inarrestabile.

Nel suo disinteresse, con la panna arrivata anche sulla punta del naso, continuo a roteare la lingua. Movimento intercettato (e frainteso) da una signora che mi fa l’occhiolino. Rimango a bocca aperta e mi tuffo nella discussione sulla dolcezza dei cuccioli di canguro. Non ho mai capito nulla...

 

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