Udienza 10 anni dopo l’inizio inchiesta: irreperibili 12 indagati

Un’inchiesta passata dalla scrivania di tre pubblici ministeri, con più della metà dei coinvolti che oggi non si sa dove sia. E soprattutto, un caso che arriva in aula per l’udienza preliminare dieci anni dopo i fatti contestati dalla rocura. Così la giustizia a Brescia è andata in cortocircuito. Parliamo di un’indagine su una presunta associazione a delinquere finalizzata al traffico di cocaina, con coinvolti che sono per buona parte di origini magrebine.
Era iniziata nel 2012 per iniziativa del sostituto procuratore Michele Stagno, che ha lasciato la Procura di Brescia nel 2016, poi l’inchiesta è stata portata avanti dal collega Alberto Rossi, deceduto il primo gennaio del 2017, e ora è affidata al pubblico ministero dell’antimafia Paolo Savio che ieri ha portato il fascicolo davanti al giudice per l’udienza preliminare per chiedere il rinvio a giudizio e provare a salvare il salvabile.
Tanti assenti
Se la contestazione non fosse stata di associazione a delinquere, ma di spaccio con la fattispecie di lieve entità, il reato sarebbe già prescritto da tempo. In aula sarebbero dovuti entrare i 20 indagati che ancora non solo non sono stati giudicati, ma che ancora non sanno nemmeno se un processo per loro inizierà. Anche perché un dato, più di altri, fa riflettere in questa pagina di (mala)giustizia scritta in dieci lunghi anni in tribunale: undici dei venti indagati risultano irreperibili e uno invece addirittura latitante.
C’erano così più avvocati che indagati ieri mattina davanti al gup. Il pubblico ministero ha chiesto il rinvio a giudizio per tutti, ma l’udienza preliminare non si è esaurita e riprenderà il 20 maggio con le repliche dei difensori. Poi arriverà la decisione del giudice. E solo allora scopriremo se ci sarà un processo. Quando saranno trascorsi più di 3.700 giorni dall’avvio dell’inchiesta.
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