Ubi, una decina di indagati tra cui Bazoli e Pesenti
La Procura della Repubblica di Bergamo ha aperto un’inchiesta su Ubi Banca e Ubi Leasing in cui figurano una decina di indagati. Mercoledì mattina la Guardia di Finanza ha effettuato perquisizioni negli uffici dei dirigenti ed ex dirigenti dell’istituto bancario e della sua controllata. I reati ipotizzati comprendono truffa aggravata, riciclaggi e ostacolo alle funzioni di vigilanza.
Tra le persone finite sotto inchiesta, Giovanni Bazoli è indagato per ostacolo alle funzioni di vigilanza (e solo per questo reato secondo quanto precisato in una nota dai suoi legali) insieme al presidente del consiglio di gestione di Ubi-Banca, Franco Polotti, al presidente del consiglio di sorveglianza Andrea Moltrasio e al vicepresidente Mario Cera, e ai consiglieri dell’istituto Victor Massiah e Italo Lucchini.
Giampiero Pesenti, leader di Italcementi, è coinvolto nel filone di indagine che riguarda Ubi-Leasing e i suoi ex dirigenti Giampiero Bertoli, Alessandro Maggi e Guido Cominotti: i reati di truffa e riciclaggio ipotizzati dalla magistratura di Bergamo riguarderebbero una compravendita anomala di beni da parte di Ubi-Leasing.
Secondo quanto si apprende, il reato di ostacolo all’attività di vigilanza si riferisce a presunte, gravi anomalie nella modalità di comunicazione riguardo alle indicazioni dei vertici di Ubi-Banca, nata dalla fusione di Banca Popolare di Bergamo e altre Banche Popolari. Secondo l’accusa, due gruppi di azionisti di Ubi-Banca - l’Associazione Amici di Ubi e l’Associazione Banca Lombarda e Piemontese, quest’ultima presieduta da Bazoli - avrebbero messo in campo, senza che le autorità di vigilanza ne avessero compiuta conoscenza, un sistema di regole tale da predeterminare i vertici di Ubi-Banca.
Quanto ai reati di truffa e riciclaggio contestati agli ex dirigenti di Ubi-Leasing - filone nel quale è chiamato in causa anche Giampiero Pesenti - la magistratura ipotizza gravi irregolarità nella compravendita di beni di lusso, tra i quali imbarcazioni e aeromobili. Tali beni - sempre secondo le ipotesi dell’accusa - venivano ceduti in leasing a persone fisiche e società. Di fronte alle prime difficoltà di pagamento delle rate concordate, i beni venivano sottratti a coloro che avevano sottoscritto il contratto di leasing e subito ceduti, a un prezzo di gran lunga inferiore al valore reale, a persone vicine a Ubi-Leasing.
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