Ubi, indagini chiuse dopo due anni: 39 indagati

L'ipotesi di reato è ostacolo alle funzioni di vigilanza e illecita influenza sull'assemblea ma anche truffa e conflitto di interesse
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La Procura della Repubblica di Bergamo ha chiuso le indagini aperte due anni fa per fare luce sulle ipotesi di ostacolo alle funzioni di vigilanza e illecita influenza sull’assemblea di Ubi Banca;  ma anche truffa, inosservanza delle obbligazioni da parte di esponenti bancari, conflitti di interesse e illeciti tributari in relazione a vicende della sua controllata Ubi Leasing. Sono 39 le persone accusate a vario titolo di queste ipotesi. Ventotto di loro sono amministratori e dirigenti pro tempore della banca (divenuta società per azioni nell’ottobre dello scorso anno). Altre undici sono esterne al gruppo bancario e coinvolte nei fatti oggetto di indagine nonché allo stesso gruppo Ubi in relazione alla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche.

Le indagini chiuse nelle scorse settimane presero le mosse dagli esposti di Adusbef e di alcuni consiglieri di minoranza sulle presunte irregolarità compiute dal gruppo dirigente di Ubi Banca e delle società da esse controllate, in particolare Ubi Leasing e Ubi Factoring, tra il 2007 e il 2013.

Da un lato secondo la Procura orobica  sarebbero esistiti patti bancari parasociali tra le associazioni Amici di Ubi di Bergamo e Ablp di Brescia, non denunciati alle competenti istituzioni di controllo e di vigilanza, che hanno operato per determinare la governance del gruppo ed escludere dalla gestione del medesimo soggetti estranei alle due associazioni.

Dall’altro secondo la Procura bergamasca, si era in presenza di una serie di operazioni illecite, in conflitto di interesse diretto e indiretto, quali l’acquisto di beni mobili di particolare valore (yacht e aerei) a prezzi notevolmente inferiori a quelli di mercato e di altri beni mobili ceduti indirettamente ai vertici di Ubi Banca a danno della stessa banca e a loro vantaggio. 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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