Tutti pazzi per le pepite d'oro nella fontana, ma è un'illusione

Il curioso episodio in via Sovernighe a Gussago, dove il luccichio in acqua ha attirato i curiosi
I frammenti luccicanti sul fondo del lavatoio - © www.giornaledibrescia.it
I frammenti luccicanti sul fondo del lavatoio - © www.giornaledibrescia.it
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Non tutto è oro quel che luccica - appunto -, ma quei bagliori intensi, emanati da minuscole e luminosissime lamine dorate - e non erano le consuete miche scagliose, che dalle acque dei torrenti dardeggiano colori argentei di luna - hanno creato, nel lavatoio di via Sovernighe, a Piedeldosso, un’atmosfera fiabesca. E del resto, vedere quei piccoli lampi di materia solare, provenienti dal fondo scuro di una vasca in cui l’acqua vira dal cristallino al turchese, è un bel dono alla vista, qualunque sia la materia dei corpi riflettenti.

Così nei giorni scorsi, gli abitanti della contrada, diffusasi la voce, un po’ scherzosa, della presenza di pepite nella vasca, portate forse dalle piogge montane, hanno raggiunto, incuriositi, l’antico lavatoio, legato alla fiabesca sorgente del Trù, dalla quale un tempo, scriveva la maestra Angeli, scendevano lamine di ferro o residui di chissà quale - scriveva lei - lavorazione triumplina, lontana forse, certo al di là della deserta val Volpera.

Il poetico dono estivo compare alle 10 di mattina quando un passante osserva una signora che lava camicie nella grande vasca. È certo una rarità, oggi, vedere una lavanderina che, con sapone di Marsiglia e spazzola, lavora all’esterno, per quanto il fresco del luogo sia confortante. Il passante, gettando un’occhiata a quell’acqua bellissima viene colpito da un intenso riflesso che danza nel fondo.

Si avvicina al lavatoio, dove la signora insapona una camicia che poi getta con un tonfo, verso il fondo. «Ha perso un orecchino, signora?» chiede il passante. «Un orecchino?» risponde la signora «No». «Guardi là in fondo». Caspita, sembra proprio un orecchino d’oro. E accanto, sempre sul fondo, all’improvviso iniziano ad occhieggiare, nella semioscurità del lavatoio, coperto dal tetto, tanti altri piccoli gioielli, che sembra d’essere nella vetrine di un orefice. Quindi si tratta solo di capire. E non è dificile. Si immerge il braccio fin quasi all’ascella per estrarre queste piccole particelle di luce. Non è oro, certo, ma la magia rimane intatta in un pomeriggio del tutto diverso dal solito.

 

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