Tremolada e Del Bono si schierano per proibire le armi nucleari

«Mai più la guerra! Mai più la guerra! Lasciate cadere le armi dalle vostre mani. Non si può amare con le armi in pugno». Così Paolo VI si rivolse all’Assemblea delle Nazioni Unite il 4 ottobre 1965. Un ammonimento che a distanza di decenni ha ancora bisogno di essere ribadito con forza. Lo hanno fatto in migliaia nel Bresciano, una volta in più, aderendo alla campagna «Italia, ripensaci» per chiedere formalmente al Governo italiano di aderire al Trattato per la proibizione delle armi nucleari approvato dall’Assemblea dell’Onu il 7 luglio 2017 e in vigore da oggi: il nostro Paese non lo ha però mai sottoscritto.
L’iniziativa nazionale ha visto Brescia in prima fila con l’adesione di 54 enti locali (tra i quali Comune e Provincia di Brescia) e 74 tra associazioni, gruppi e altre realtà del mondo cattolico e della società civile: «Oggi nel mondo vi sono circa 14mila testate nucleari - ricorda il testo - e nuove armi ancora più devastanti sono in fase di sviluppo. A tali programmi militari sono destinate enormi risorse finanziarie che in questo modo vengono sottratte al loro uso per l’istruzione, la sanità, l’ambiente, lo sviluppo dei popoli più poveri (...) spreco di denaro che risulta oggi ancora più scandaloso alla luce della pandemia che sta mettendo in ginocchio il mondo».
Anche la Diocesi ha aderito con forza e convinzione. «Il Santo Padre auspica che si possa far progredire l’umanità sulla via della fraternità, della giustizia e della pace fra le persone, le comunità, i popoli e gli Stati - ha detto il vescovo Pierantonio Tremolada - . Per questo si fa promotore di una rinnovata cultura della cura che sappia radicarsi nella rivelazione e nei principi della dottrina sociale della Chiesa che dalla rivelazione stessa traggono origine e orientamento».
Papa Francesco durante la sua visita a Hiroshima e Nagasaki nel 2019 disse: «Nel mondo di oggi, dove milioni di famiglie e di bambini vivono in condizioni disumane, i soldi spesi e le fortune guadagnate per fabbricare, ammodernare, mantenere e vendere armi sempre più distruttive, sono un attentato continuo che grida al cielo».
Recentemente il pontefice ha detto: «In molte parti del mondo occorrono percorsi di pace che conducano a rimarginare le ferite, c’è bisogno di artigiani di pace disposti ad avviare processi di guarigione e di rinnovato incontro con ingegno e audacia». Artigiani della pace che operano alacremente anche da noi. In Diocesi sono operativi l’Ufficio per l’impegno sociale e della commissione diocesana «Giustizia e pace», la rete di collaborazioni e alleanze con associazioni, gruppi e movimenti impegnati in un’opera costante di sensibilizzazione, formazione e promozione di una cultura di pace e giustizia.
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