Tragico e «nudo», torna il Crocifisso caro a Noè Ghidoni

Domenica una Messa per inaugurare il restauro e ricordare a tre anni dalla morte l’ex presidente Mcl
L’intervento. La delicata operazione di pulitura del manufatto del ’400
L’intervento. La delicata operazione di pulitura del manufatto del ’400
AA

Ha perso il perizoma di gesso, la corona di spine vere, i capelli creati come una parrucca. È rimasto nudo, nella bellezza e semplicità delle forme quattrocentesche che un anonimo scultore, ispirato tanto al naturalismo umanistico di Donatello quanto all’espressionismo nordico, aveva immaginato per il suo Cristo-uomo.

Così si è presentato, in occasione dell’inaugurazione del restauro stamattina in San Luca, il Crocifisso caro a Noè Ghidoni. L’ex presidente del Movimento Cristiano Lavoratori di Brescia (fino al 2005, poi presidente regionale e infine vicepresidente nazionale) aveva espresso la volontà di restaurare l’opera. E a tre anni dalla prematura scomparsa, amici e soci Mcl hanno voluto ricordarlo dando compimento a questo suo desiderio.

Un restauro fortemente simbolico - sottolineano i promotori - che richiama «l’impegno a quel rammendo sociale a cui ci chiama papa Francesco, e che rinnova e attualizza quanto sancito nello Statuto, l’anima di Mcl: il Cristo guarda la tomba del beato Tovini, è un’immagine di rimandi infiniti tra Dio e l’uomo, la sofferenza nel mondo e la missione, la spiritualità cristiana e l’impegno sociale».

Il restauro, sostenuto da una raccolta fondi a livello nazionale, è stato condotto da Ornella Martinelli, con la consulenza di Vincenzo Gheroldi e di Angelo Loda della Soprintendenza. Modificato nel corso dei secoli, il Crocifisso è stato riportato alla «nudità» del legno scolpito e dipinto, una scelta rigorosa (nell’impossibilità di definire esattamente quale fosse la forma originale) che accentua la forza naturalistica ed espressiva della figura, concepita per suscitare agli occhi del fedele l’emozione necessaria per «sentire» e assumere su di sé la sofferenza di Cristo inchiodato alla croce.

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia