Teleriscaldamento, i sindaci a Roma: «Riducete l'Iva»

Brescia, Milano, Torino e Varese: «Anche alle nostre reti gli sgravi del dl energia». La Lega intanto ha presentato un emendamento
"PIU' CHIAREZZA SULLE TARIFFE"
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Non «discriminare» gli utenti del teleriscaldamento e «non penalizzare» le città che hanno investito in questo sistema, «tra i meno inquinanti in assoluto in ambito urbano». Come? Facendo sì che anche il teleriscaldamento posso beneficiare degli sgravi del decreto energia, in particolare la riduzione dell’Iva al 5% che consentirebbe di abbassare le tariffe.

Lo chiedono, nero su bianco, i sindaci delle città del nord dove sono presenti le grandi reti del sistema: Emilio Del Bono per Brescia, Giuseppe Sala per Milano, Stefano Lo Russo per Torino e Davide Galimberti per Varese.

La lettera è indirizzata ai ministri Giancarlo Giorgetti (Sviluppo Economico), Daniele Franco (Economia) e Roberto Cingolani (Transizione Ecologica) e parte da un punto «centrale»: «Alcune aree del Paese (in particolare le regioni del cosiddetto “bacino padano”) hanno promosso lo sviluppo del teleriscaldamento, come risposta alle crescenti esigenze di efficienza energetica e qualità dell’aria». A Brescia e Torino gli edifici allacciati al sistema superano di gran lunga quelli con caldaia a gas. Il calore per alimentare le reti «viene prodotto anche con impianti di cogenerazione ad alto rendimento alimentati a gas, i cui approvvigionamenti da parte del gestore risultano sostanzialmente esclusi dai benefici della riduzione dell’Iva».

Le richieste

In sostanza con il primo decreto energia (dl 130/2021) e con il nuovo dl 17/2022 gli utenti di luce e gas hanno potuto beneficiare di un taglio dell’Iva e degli oneri di sistema per nove mesi, da ottobre 2021 a giugno 2022. Uno sgravio non previsto per il teleriscaldamento. Cosa che, scrivono i sindaci, genera «grave disparità di trattamento rispetto a famiglie, enti, imprese». Per altro in questo modo, insistono i primi cittadini, si rischia una reazione di «disaffezione» e «disincentivazione del teleriscaldamento, in netto contrasto con gli obiettivi ambientali del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr)».

Da qui la richiesta «urgente» di «considerare sgravi fiscali ed eventuali contributi, mirati a estendere al teleriscaldamento quantomeno le stesse misure già previste per il gas naturale». Misure suggerite dai sindaci in un report tecnico allegato alla lettera. Punto uno: per gli utenti non residenziali del teleriscaldamento Iva dal 22% al 5%; per gli utenti residenziali taglio del 17% dell’Iva che passerebbe dal 10% a zero «con il riconoscimento di un ulteriore 7%». Punto due: un bonus corrispondente alla riduzione degli oneri di sistema della bolletta gas (oneri non previsti in quella del teleriscaldamento). Punto tre: avviare una regolamentazione nazionale del teleriscaldamento, oggi assente, con difformità tra territori.

L'iniziativa della Lega

Sul punto, va detto, la Lega si è già mossa. «Il teleriscaldamento va valorizzato e tutelato. La Lega ha presentato un emendamento al decreto Energia, all’esame della commissione Ambiente della Camera, con cui estendere la riduzione dell’aliquota iva al 5% (prevista dall’articolo 2 del provvedimento) a favore degli utenti finali - spiegano in una nota le deputate bresciane Simona Bordonali ed Eva Lorenzoni -. Anche loro, come tutti, sono alle prese con il caro bollette. Includerli nella platea dei beneficiari di questa agevolazione è una misura di assoluto buon senso. Così facendo, oltre ad aiutare famiglie e cittadini, che con grande difficoltà stanno affrontando questo periodo di rincari energetici esorbitanti, riconosciamo anche l’efficacia del teleriscaldamento quale strumento pulito e all’avanguardia che crea vantaggi per l’ambiente e che riduce le immissioni atmosferiche inquinanti».

Poi una stoccata a Del Bono. «Non abbiamo letto nelle scorse settimane lettere del sindaco in merito agli ingiustificati rincari previsti da A2A anche per la quota di calore ricavata dai rifiuti. Bisogna tutelare con atti concreti, non solo a parole, le famiglie bresciane che già pagano la raccolta rifiuti con la Tari».

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