Tasse e imposte, la mappa «per ricchezza» dei comuni bresciani

Sì, i bilanci dei Comuni si reggono anche su tasse e imposte. E sì, in alcune zone del Bresciano sono di gran lunga più salate o, semplicemente, c’è un indotto preziosissimo che consente agli enti locali di far fruttare maggiormente il proprio territorio: il turismo e, soprattutto, le seconde case.
Per capire quanto si intenda per «di gran lunga», basta un esempio in cifre: tra il territorio che grazie alla pressione fiscale incassa di più e quello che, sulla carta, si ritrova - a confronto - con una manciata di fondi, c’è una differenza di ben 2.850 euro all’anno. Pro capite.
Servizi. Gli ultimi dati (quasi) completi raccolti ed elaborati da Openpolis (in 14 casi non è stato possibile consultare online i bilanci degli enti locali) tracciano il quadro del 2019, vale a dire l’andamento ordinario dei «dazi comunali». Le cifre che si leggono nei vari grafici sono cioè quelle che il Comune in questione chiede ai propri cittadini residenti e non (come, ad esempio, nel caso della tassa di soggiorno) e che incassa per poter gestire e mantenere la macchina amministrativa e i servizi offerti: dagli asili ai trasporti, dalle Polizie locali, al sociale.
Un sistema che, senza il sostegno statale e regionale, nel 2020 sarebbe andato totalmente in crisi, scontando il contraccolpo economico lasciato in eredità dalla pandemia in corso. Contraccolpo che, con tutta probabilità, si farà sentire anche per questo 2021: non sono poche, infatti, le Amministrazioni che hanno scelto di calmierare tariffe e imposte per alleggerire le famiglie e i lavoratori sempre più in difficoltà. E così tra sconti per i plateatici, bonus Tari o tagli delle rette degli asili (del resto, il Covid ha bloccato i servizi a suon di ordinanze) i portafogli comunali rischiano di essere sempre più leggeri.
Lo scenario. Quali i dati presi in esame, nello specifico? All’interno dei bilanci comunali c’è la sezione «Entrate correnti di natura tributaria, contributiva e perequativa» nella quale si trova il sottocapitolo dedicato appunto a imposte, tasse e proventi assimilati. In termini quantitativi questa è la voce di entrata più importante dei bilanci pubblici, perché si riferisce a diversi tipi di contribuzione che cittadini e imprese riversano nelle casse comunali per abitazioni, addizionale comunale Irpef, imposta comunale propria, ma anche tasse sulle concessioni di competenza comunale, sullo smaltimento dei rifiuti, sull’occupazione degli spazi e delle aree pubbliche, sui servizi comunali (Tasi) e sulla pubblicità in strada o per le affissioni.
È in questo quadro e in quest’ottica che se Ghedi, Cigole e Ome spiccano per minori entrate, in cima alla classifica, tra i Comuni più ricchi, troviamo prevalentemente quelli della zona del Garda e della Valcamonica. Non a caso due aree altamente turistiche o, comunque, con una larga percentuale di seconde case, entrambi fattori che consentono agli enti locali di incamerare più risorse e di alleggerire così il costo della vita dei residenti. Tanto che a pesare di più sugli incassi è spesso la tassa di soggiorno.
Un discorso a parte lo merita il Comune di Brescia che, per dimensione e per mole di servizi, dev’essere confrontato con le grandi città. Non solo nel panorama nazionale il nostro capoluogo si colloca nelle ultime posizioni per incassi da tasse e imposte (pur garantendo un ventaglio di servizi che scavalca i soli utenti residenti in città), ma nella stessa classifica provinciale non è nelle posizioni che descrivono una maggiore pressione fiscale.
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