Sui Ronchi cresce l'esotico tamarillo, l'albero del pomodoro

Ezio Abrami coltiva da qualche anno le piante del frutto tropicale che hanno iniziato a fruttificare. Lo abbiamo provato
  • Sui Ronchi cresce il tamarillo, l'albero dei pomodori
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Tutto comincia 4 anni fa in un mercato di Tenerife quando un agricoltore gli fa assaggiare quello che sembrava un pomodoro, ma non lo era. Ezio Abrami resta colpito da quel sapore e porta un chilo di quei frutti a Brescia. E ora sui Ronchi, luogo storico che ha sempre ospitato ortaglie, crescono alcune decine di piante di tamarillo, l’albero dei pomodori.

L'esperimento

Veterinario di professione a Ospitaletto, giardiniere per passione in città, ad Abrami piace sperimentare (e il suo giardino ne è la prova): ricorda bene l’emozione di 40 anni fa quando, studente del Pastori, colse con la classe le prime banane nella serra di viale Bornata e così prova a coltivare i tamarilli. Ad aprile-maggio prepara 60 vasetti e semina il frutto esotico, nascono i germogli, fa i rinvasi e il primo anno tiene le piantine ben protette, poi, il secondo anno, ne mette una ventina in piena terra tenendone una quindicina nelle vaschette e affidando le altre ad amici.

In questi giorni si gode, è proprio il caso di dirlo, i frutti del suo lavoro perché il tamarillo è una pianta che ha bisogno di pazienza e fruttifica dal terzo anno circa.

Le piantine le ha messe a dimora in luoghi diversi della sua casa sui Ronchi, nell’orto, vicino agli olivi, sul pendio del giardino, vicino ai muri a secco, tra i fiori. Grazie alle cure di Abrami, e alle temperature più miti degli ultimi anni segnati dal cambiamento climatico, svettano alberi sani che mostrano i frutti rossi a grappolo.

Il raccolto

Le piante sono vigorose, decorative, grazie alle loro grandi foglie e ai  frutti a grappolo color rosso scuro che maturano dall’autunno. «Il clima sta cambiando - dice Abrami -. Sono originarie delle alture del centro America e del nostro clima, ho notato quest'estate soprattutto, soffrono gli sbalzi termici e il caldo estremo estivo».

Aperto il frutto ha l’aspetto di un pomodoro con i semi rosso sangue. La buccia è coriacea e non si mangia, la polpa, invece, si gusta con il cucchiaino. All’assaggio sorprende perché, se guardandolo ci si aspetta il sapore acido della nostre comuni solanacee, al gusto ricorda macarunia, passion fruit e menta. Indubbiamente il palato lo percepisce come frutta.  

Curiosità

Ad Abrami piace conoscere, non c’è dubbio: dopo le banane del Pastori e la laurea in veterinaria è arrivata la specializzazione, a New York, in odontoiatria per animali domestici. Quasi nessuno allora ci pensava, molti coloro che in quegli anni gli facevano notare che la maggior parte degli italiani nemmeno vaccinava cani e gatti. Non è finita qui perché Abrami è attivo anche nel sociale con la Nazionale italiana di calcio dei medici veterinari che, tanto per citare una delle tante raccolte, è intervenuta all’Aquila per aiutare i cani randagi dopo il sisma.

Nel suo giardino ci sono capperi, vari tipi di agrumi, iris, ortensie. Una gioia per la vista dell'appassionato di piante e fiori.

Futuro

E ora che farà con questi tamarilli? «Lo darò a qualche fruttivendolo che conosco - dice -: è un prodotto di nicchia e tale credo resterà. A Tenerife e in Sudamerica si fanno succhi e salse o lo si mangia fresco, direttamente dal frutto, spremendolo in bocca dopo averlo forato in cima».

Chissà se piacerà anche ai bresciani.

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