Studiare a casa, ma non in Dad: cresce la scuola parentale

Nel Bresciano si è passati in un anno da pochi casi a oltre cento allievi Sicurezza e continuità
Si impara a leggere e scrivere, in una scuola parentale cittadina - © www.giornaledibrescia.it
Si impara a leggere e scrivere, in una scuola parentale cittadina - © www.giornaledibrescia.it
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Il dato nazionale parla chiaro: negli ultimi tre anni scolastici, così fortemente condizionati dall’emergenza coronavirus, il numero di famiglie che ha deciso di non mandare i propri figli a scuola ma di istruirli a casa è triplicato. Dai 5.126 allievi dell’anno scolastico 2018-19 si è passati a 15.361 del 2020-21; in Lombardia c’è stato un salto dai 617 del 2018-19 ai 2.248 del 2020-21 (dati Miur pubblicati da IlSole24ore).

Più che a famiglie no vax e no Green pass, si può ipotizzare che l’incremento sia legato alla paura del contagio e poi alla voglia di dare una forma di stabilità ai propri figli:lo scorso anno scolastico infatti la campagna vaccinale non era ancora iniziata, e soprattutto nemmeno era stato inventato il «lasciapassare verde».

Il dato bresciano non è di facile reperimento. Lo abbiamo chiesto all’Ufficio scolastico territoriale, organo preposto, che tuttavia non è stato - almeno per il momento - in grado di fornirlo. Lo abbiamo chiesto all’assessorato all’Istruzione del Comune della nostra città, che tuttavia non dispone di queste rilevazioni. Allora ci siamo un po’ arrangiati e abbiamo provato a sentire alcuni istituti comprensivi e anche una scuola privata, la Novalis, dove si tengono gli esami di idoneità che gli «homeschooler» devono sostenere alla fine di ogni anno scolastico. Abbiamo anche sentito due scuole private in cui si adottano metodi pedagogici montessoriani e steineriani, ma ci hanno intimato di non nominarle, ma se non lo facciamo è semplicemente perché non ci hanno fornito informazioni utili.

Ebbene, in sostanza abbiamo avuto la conferma di questo vivo interesse - trasformatosi poi in preferenza - per una «istruzione casalinga» anche nella nostra città. Una ricerca non esaustiva, certo, ma indicativa di una tendenza del fenomeno, in crescita anche da noi. Abbiamo sentito i dirigenti scolastici degli Istituti comprensivi Ovest 2, Est 1 e Sud 2, rispettivamente Enzo Manno, Gaetano Greco e Adriana Rubagotti.

«Dalle due richieste dello scorso anno siamo passati a quattro per il 2021-22 su 970 alunni complessivi» spiega il primo. «C’è stato molto interesse lo scorso anno in merito all’istruzione parentale, con molte famiglie che si informavano per poterla adottare, ma alla fine su 1.080 ragazzi solo una famiglia l’ha realmente adottata» ha precisato il secondo. Un incremento c’è stato anche secondo la preside Rubagotti: «Lo scorso anno siamo passati da zero a cinque famiglie che ne avevano fatto richiesta e che avevano sostenuto l’esame nelle nostre scuole. La paura della malattia ha influito molto su questa scelta. Quest’anno il numero è limitato a due o tre casi». Forse anche per ragioni di contrarietà al Green pass e al vaccino, anche se per i bambini non vi è alcuna obbligatorietà.

Il dato sorprendente è però quello che arriva dalla Novalis Open School, scuola paritaria cui molti genitori hanno chiesto che i figli sostenessero l’esame di idoneità, alla fine dell’anno di scuola parentale. «Tre anni fa gli alunni che lo avevano chiesto si contavano sulle dita di una mano. Lo scorso anno - illustra Alessandra Giappi, responsabile dell’Orientamento - si è arrivati a più di cento, con bambini e ragazzi che venivano dalla città e dalla provincia. Nel nostro caso, le famiglie interessate a far sostenere l’esame alla Novalis chiedono al dirigente scolastico della scuola più vicina a casa (quella che i piccoli dovrebbero frequentare) un nulla osta per poter essere seguiti da noi nella preparazione, e infine anche all’esame». Le ragioni di questa scelta non vengono richieste e non vengono mai specificate. Basta che i genitori abbiano le competenze o i mezzi economici per adottarla, e non ci sono ostacoli di alcun tipo.

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