Studenti vaccinati: Brescia oltre il 77%, più del resto d'Italia

Il dato locale di 5 punti superiore al nazionale. Per gli insegnanti si pensa alla terza dose
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COVID, VACCINI E GIOVANI
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La paventata esplosione autunnale dei contagi non c’è stata, e sebbene numeri ufficiali sulle classi attualmente in quarantena non ce ne siano nè sia stato varato il nuovo, atteso documento sulle quarantene, che dovrebbe uniformare i protocolli e decisioni delle Asl di tutta Italia, le lezioni negli istituti continuano in gran parte a svolgersi in presenza. Ma il monitoraggio Gimbe «Sicurezza Covid-19 nelle scuole», mette in allerta: «Ancora non c’è un effetto scuola» ma «i focolai segnalati invitano a tenere alta la guardia». Insomma, al momento la situazione nelle scuole è sotto controllo, merito certamente della campagna vaccinale. Se da un lato va tenuto conto dello «zoccolo duro» di personale scolastico non vaccinato (a livello nazionale sfiora il 6%, rileva la Fondazione Gimbe), dall’altro va rilevato come l’adesione degli studenti alla campagna di immunizzazione sia alquanto convinta, considerando anche il fatto che le fasce più giovani della popolazione hanno avuto accesso per ultime ai vaccini. Il report attesta, al 25 ottobre, che il 72,7% della popolazione compresa fra i 12 ed i 19 anni (3.064.055) ha fatto la prima dose. Guardando ai dati pubblicati dal governo, la media regionale lombarda delle prime dosi in questa fascia d’età è del 74,74%, mentre nella nostra provincia (dati Ats Brescia, con l’esclusione quindi della Valle Camonica) raggiunge il 77,13% (71.574 ragazzi vaccinati con la prima iniezione).

Numeri dunque che dicono di una adesione particolarmente massiccia nella nostra provincia. Guardando alle prospettive generali della campagna vaccinale, è ancora la scuola al centro dell’attenzione. «Dopo gli 80enni e i più fragili, siano gli insegnanti ad avere la priorità assoluta per la terza dose»: la richiesta è arrivata dal ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, che ieri è intervenuto alla inaugurazione dell’anno scolastico nel Castello Svevo di Trani. E la sua presa di posizione subito ha accolto il plauso dei dirigenti scolastici e delle maggiori sigle sindacali. In ogni caso, dopo anziani, fragili, medici e infermieri, personale e degenti delle Residenze sanitarie e mondo della scuola, sulla terza dose si prospetta il possibile allargamento della platea entro l’anno: a confermarlo è stato il sottosegretario alla Salute Andrea Costa, che ha avanzato anche l’ipotesi di un allargamento dell’obbligatorietà del vaccino ad altre fasce della popolazione.

«Noi come governo - ha dichiarato - non abbiamo mai escluso l’ipotesi di obbligo vaccinale: lo abbiamo già introdotto per alcune categorie e, quindi, valuteremo nelle prossime settimane, in base ai dati, eventualmente se introdurlo per altre fasce ancora». 

Anche per la terza dose dunque, probabilmente si procederà per fasce di età: dopo gli over 60, potrebbe toccare ai cinquantenni, la categoria più numerosa che ha fatto 8,3 milioni di vaccini. Se la terza dose verrà allargata agli over 50 anni già a novembre e dicembre, il totale delle persone vaccinabili da qui a fine anno sarebbe di 7,6 milioni di persone. 

Intanto il generale Francesco Paolo Figliuolo fa sapere che oltre 46,5 milioni di italiani, che rappresentano oltre l’86% della popolazione over 12, si è vaccinata. «La campagna sta continuando, il nostro obiettivo è sfondare la quota dell’86% e andare al 90%», ha affermato. A scendere in campo sono anche i governatori. «Ho l’impressione - ha detto il presidente del Veneto Luca Zaia - che entro la fine dell’anno verrà estesa la terza dose a chi ha meno di 60 anni». Dal canto suo il governatore pugliese, Michele Emiliano, ha dichiarato: «Ho parlato con il ministro Speranza e ho chiesto di poter procedere direttamente alla terza dose per tutti i cittadini senza particolari distinzioni». Insomma la terza dose è vista come una barriera per scongiurare un incremento consistente dei contagi, che in questa fase sono in rialzo, anche se fortunatamente con percentuali non ancora tali da preoccupare. titolino. Dal nord a sud della penisola, intanto, le farmacie sono pronte a vaccinare le persone contro l’influenza e contro il Covid-19, anche col terzo richiamo, che già si può prenotare: a fare il punto, ieri, è stata Federfarma sul suo sito. Ma il presidente del Friuli Venezia Giulia e della Conferenza delle Regioni, il leghista Massimiliano Fedriga, ieri ha messo in guardia: «Il sistema delle farmacie e dei medici di famiglia - ha dichiarato - è pronto a farsi carico della somministrazione della terza dose solo se i numeri sono ben diluiti nel tempo e contenuti. Ma se dobbiamo continuare a fare grandi numeri in poco tempo come avvenuto finora, gli hub restano la soluzione migliore: vedo molto difficile che farmacie e medici possano reggere 500 mila somministrazioni al giorno».

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