Spandimento fanghi, in 60 Comuni bresciani scatta il divieto

L’atto che blocca l’uso dei prodotti chimici nei campi vale per un anno
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GESSI, SI' AL TRACCIAMENTO
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Esiliati. In sessanta Comuni Bresciani, fino al prossimo anno, sarà vietato lo spandimento dei fanghi in agricoltura. A sancirlo è l’ordinanza vergata ieri mattina dall’assessore Fabio Rolfi e approvata dalla Giunta di Palazzo Lombardia. La ragione è presto spiegata e risponde a un principio che - ormai da anni - guida questa scelta: laddove c’è la possibilità di utilizzare sostanze organiche, è giusto che i prodotti chimici siano messi al bando.

Spiega l’assessore lombardo all'Agricoltura Fabio Rolfi: «Dobbiamo continuare a lavorare affinché la materia organica sia utilizzata per ciò che è: una straordinaria risorsa in ottica di economia circolare, dalla quale poter produrre energia green. Investendo in iniettori e in innovazione tecnologica stiamo contribuendo alla riduzione delle emissioni in atmosfera. La strada è questa, a tutela della zootecnia, dell’agricoltura e dell’ambiente».

L’impiego dei fanghi per uso agronomico è consentito solo su terreni non situati nei territori in cui la produzione di effluenti da allevamento, dovuta al carico zootecnico, superi il limite fissato dalla direttiva nitrati e dalla norma regionale di settore (170 kg N/ha/anno per le zone vulnerabili e 340 kg N/ha/anno per quanto riguarda le zone non vulnerabili). «La scelta di prediligere concime naturale per la nostra terra - ha sottolineato l’assessore - sarà sempre più vincente anche sotto il profilo dell’immagine aziendale.

I fanghi, correttamente trattati, eventualmente devono essere considerati come integrativi dove manca materia organica, non possono sostituirla. Vogliamo dare ai nostri allevatori e produttori la possibilità di essere competitivi sul mercato. In Lombardia, che è la prima regione agricola d’Italia, l’agroalimentare sta guidando la ripartenza».

Il provvedimento - come sottolinea la delibera regionale - è stato assunto seguendo «parametri oggettivi elaborati in seguito a uno studio scientifico», a cui si aggiungela relazione tecnica elaborata dall’Ersaf, acronimo di Ente regionale per i servizi all’agricoltura e alle foreste, relativa al «carico di azoto zootecnico».

Fitofarmaci

Con l’occasione, l’assessore Rolfi è intervenuto anche sull’affaire fitofarmaci. «L’approvazione della proposta di regolamento europeo sull’uso dei fitofarmaci comporterebbe forti criticità per l’agricoltura lombarda e italiana. Secondo il metodo di calcolo che si vuole introdurre, l’Italia sarebbe costretta a ridurre del 62% l’utilizzo di prodotti fitosanitari entro il 2030. Una imposizione che rappresenta un serio rischio per gli operatori del settore che non riuscirebbero a proteggere adeguatamente le produzioni agricole dagli agenti esterni, insetti alieni su tutti, con forti ripercussioni sulla tenuta economica di intere filiere».

Parole che Rolfi ha impresso nero su bianco in una lettera indirizzata a tutti gli europarlamentari eletti in Lombardia, chiedendo loro «una forte azione congiunta nella direzione di un profondo cambiamento dei contenuti di questo Regolamento».

Infine, aggiunge: «L’agricoltura ha fatto grandi progressi in materia di riduzione dei fitofarmaci e bisogna considerare che anche la ricerca in ambito chimico permette di avere prodotti più sostenibili. La sostenibilità ambientale non può essere ideologicamente nemica dell’agricoltura e della produzione agroalimentare».

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