Sostegno ai curdi, oscurata la pagina Fb di Radio Onda d’Urto

La scure di Facebook si abbatte sulle pagine critiche nei confronti della Turchia. Gobbi: «Attacco alla libertà d’espressione»
L'avviso apparso agli amministratori della pagina di Radio Onda d'Urto
L'avviso apparso agli amministratori della pagina di Radio Onda d'Urto
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Un articolo sulla storia del Pkk diventa l’occasione per scatenare la censura da parte di Facebook. È accaduto all’emittente antagonista bresciana Radio Onda d’Urto, che si è vista oscurare la pagina sul social network in seguito a un pezzo che parlava dell’anniversario della fondazione del movimento curdo.

«Un articolo con un taglio storico culturale», spiega Umberto Gobbi, coordinatore di redazione della radio -. Non c’era niente di propagandistico».

L’avviso da parte di Facebook è arrivato ieri pomeriggio e l’oscuramento della pagina è avvenuto poche ore dopo, attorno alle 22.30.

«Ci sono state contestate anche le fotografie del funerale di Lorenzo Orsetti, il combattente fiorentino morto nell’ultima battaglia contro l’Isis tra le fila dell’Ypg, l’unità di protezione del popolo delle Forze democratiche siriane». 

 

Mark Zuckerberg, ceo di Facbook - Foto Ansa/Ap Marcio Jose Sanchez © The Associated Press
Mark Zuckerberg, ceo di Facbook - Foto Ansa/Ap Marcio Jose Sanchez © The Associated Press

 

Da quando è scoppiata la guerra nel nord della Siria, con l’invasione delle forze turche e delle milizie affiliate, tutto ciò che ha a che fare con i curdi è diventato materiale sensibile. L’oscuramento subito da Radio Onda d’Urto è stato deciso pure per la testata giornalistica Globalproject, ma anche per pagine come Milano in Movimento e Contropiano, mentre Infoaut ha ricevuto un avviso senza ulteriori provvedimenti. La stessa sorte era capitata alla pagina di Binxet - Sotto il confine, un documentario sulla resistenza nel Rojava, che pubblicava regolarmente aggiornamenti dalla regione nel nord est della Siria, amministrata dai curdi. Il reporter Michele Lapini si è visto inoltre censurare su Instagram le foto della manifestazione organizzata a Bologna in solidarietà nei confronti dei curdi. Si tratta di una specie di offensiva nei confronti di chi esprime una linea critica nei confronti di Erdogan, con l’accusa di sostenere il Pkk, ritenuto un movimento terroristico in Turchia. Il paradosso? Anche l'Ue ha condannato l'attacco, come l'Italia.

«Il taglio critico c’è, ma abbiamo mantenuto un equilibrio nei toni, facendo un lavoro di aggiornamento della situazione con persone che conoscono e frequentano le zone sotto attacco. Nelle foto del funerale di Orsetti che abbiamo pubblicato, inoltre, c'erano bandiere del Pkk o immagini di Öcalan, visibili ogni giorno su tutti i giornali. Purtroppo c’è stato uno schieramento del tutto arbitrario da parte di Facebook a favore del regime di Erdogan», prosegue Gobbi. Il problema di come il social gestisce i contenuti, comunque, va oltre questo episodio. «Quando hanno chiuso le pagine legate a CasaPound e Forza Nuova non abbiamo esultato - commenta Gobbi -. Per noi quelle organizzazioni non dovrebbero esistere a priori in quanto apologetiche del fascismo, ma il modo in cui Facebook le aveva oscurate era poco chiaro e per nulla trasparente». 

Di fronte alla scure di Facebook c’è poco da fare. Le pagine bloccate attendono che il provvedimento venga revocato, anche se non ci sono indicazioni sulle tempistiche e sulle motivazioni specifiche che hanno portato alla sospensione. Se cercate sul social, è come se la pagina non fosse mai esistita. L’attività dei relativi siti internet, comunque, procede. «È in corso un attacco alla libertà di espressione - conclude Gobbi -, ma non ci fermeranno, continueremo ad aggiornare sulla guerra in Siria».

 

 

 

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