«Siamo persone»: la protesta delle ausiliarie di nidi e materne

Rinnovo del contratto, retribuzioni eque, rispetto delle condizioni contrattuali: queste le ragioni della protesta in piazza Loggia
  • La protesta delle ausiliarie in piazza Loggia
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«Siamo donne, lavoratrici, persone, cittadine di Brescia. Lavoriamo in appalto nei nidi e nelle scuole dell’infanzia comunali, abbiamo doveri e diritti. Non siamo un servizio».

Questo uno dei cartelli esposti dalle ausiliarie di nidi e materne di Brescia, riunitesi questa mattina sotto la Loggia per una protesta in concomitanza con il consiglio comunale. 

Lo sciopero è stato indetto a livello nazionale per chiedere il rinnovo del contratto, scaduto da anni. A livello locale, però, si aggiungono altre questioni. Le lavoratrici chiedono infatti al Comune di vigilare sul rispetto dei contratti e delle condizioni di lavoro da parte di Rekeep, l’azienda che ha in appalto il servizio garantito dalle ausiliarie all’interno delle scuole. Alla Loggia viene anche chiesto di rivedere il nuovo bando, nelle parti in cui prevede un aumento delle mansioni con la diminuzione del personale. 

Il Comune si è detto disponibile al dialogo, tanto che le rappresentanti delle lavoratrici, assieme ai sindacati, sono state accolte in Loggia per un confronto con gli assessori Fenaroli e Capra. In una nota diffusa ieri, la Loggia ha spiegato tra e altre cose che metterà a gara i servizi senza la mediazione di Consip, «affinché il personale ausiliario che lavorerà presso le proprie scuole dell'infanzia e asili nido possa avere le migliori condizioni contrattuali per un ottimale andamento del servizio scolastico e la migliore integrazione con il personale educativo dipendente del Comune». 

Non tutte le lavoratrici di nidi e materne fanno capo all’azienda che ha in mano l’appalto. Ce ne sono alcune che dipendono direttamente al Comune e anche su questo aspetto le ausiliarie puntano l’attenzione. Su un cartello si legge infatti come la dipendente comunale prenda «9,63 euro l’ora retribuita per 12 mesi», mentre chi lavora in appalto riceve «7,16 euro l’ora per 10 mesi (negli altri due non ha né reddito né disoccupazione)».

Il Comune, lamentano, non è intervenuto per evitare che «le aziende a cui ha affidato gli appalti utilizzassero personale sottoinquadrato e sottopagato», oltre che per impedire che «nei nidi e nelle materne ci fosse personale non formato», assieme a «tirocinanti extracurricolari e lavoratrici assunte a chiamata». 

Da parte sua, la Loggia ha spiegato che  «per quanto attiene alle persone da impiegare nei servizi per l'infanzia si riafferma la disponibilità a fare in modo che non vi sia riduzione né di ore lavorate, né del totale dei lavoratori attualmente impiegati. Infine - conclude il comunicato - per ciò che riguarda la non completa copertura dei 12 mesi con contratti di lavoro continuativi, si evidenzia che gran parte del personale che opera presso le strutture scolastiche, durante il periodo di sospensione estiva dell'attività educativa, già attualmente trova impiego nei servizi Estivi per l'infanzia».

A questo punto è chiaro che il confronto è destinato a continuare. I rappresentanti sindacali hanno apprezzato le aperture della Loggia, ma non intendono retrocedere su quelli che ritengono essere diritti fondamentali delle lavoratrici. 

 

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