Sette candidati e mezzo tra selfie e vessilli

Dietro le quinte della campagna elettorale: inizia la conta degli aspiranti sindaco in Loggia
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Idea: mettiamo le liste civiche. Le liste degli imprenditori. Sì, ma dei giovani imprenditori. E poi le liste degli onesti, degli «esordienti» in politica, la lista del popolo. Le liste degli animalisti. Le liste della società civile. La lista di chi bacchetta e parla in modo pungente e quella di qualcun altro che concilia. La memoria a volte gioca brutti scherzi: davvero, qualche tempo fa nel centrodestra si era parlato della lista delle amazzoni?

Sembra un’era geologica fa, in realtà è passato un quinquennio. No comunque per Loggia 2018 non ci sarà quella delle amazzoni (forse), ma ci sarà quella del Bigio. Pronti, partenza, via: il Monòpoli delle liste abbia inizio anche in città. Le regole sono poche, una su tutte: gente che per mesi e anni ha criticato il leader di turno, ora si mette in coda per un selfie con lui per vedere il proprio nome nell’elenco. La gatta da pelare la avranno comunque loro, i candidati sindaco. Siamo a fine gennaio e già a sfilare sul Loggia carpet sono in sette e mezzo (più l’incognita su come andranno a finire le X giornate di Giorgio Maione e il verdetto sul futuro delle altre componenti civiche).

Il mezzo? È rappresentato da Noi con l’Italia, perché sì, è la «quarta gamba del centrodestra» ma quando Mauro Parolini ha detto che avrebbero sostenuto Paola Vilardi alle Amministrative, alcuni esponenti del neonato partito (due) hanno specificato che «erano dichiarazioni personali, se ne deve ancora parlare, non è al momento deciso nulla».

Mentre loro (Maione e Noi per l’Italia) riflettono, il catalogo dei candidati si amplia. Sette candidati e mezzo (per ora), tutti pezzi di una fantastica Brescia dai mille vessilli. Ad Emilio Del Bono per il centrosinistra si affianca Paola Vilardi per il centrodestra.

A guidare il corteo degli arrabbiati Cinque stelle c’è il coraggioso Guido Ghidini (il suo grido di battaglia? «Correggiamo quanto fatto dalla maggioranza», insomma il suo discorso, in quanto a pathos, ha ricordato un po’ «I dolori del giovane Werther»: cerca di sedurre gli elettori con l’arte del non dichiararsi).

Poi c’è Giorgio Agnellini per Brescia futura (di lui, tra un caffè e un gossip, si dice sia un venditore impareggiabile, ma senza il prodotto da vendere: scarti e scopri che dentro non c’è che teoria «e allora capisci che hai comprato qualcosa che non si può realizzare»). Il suo progetto è il distaccamento locale dell’associazione di Michele Laganà.

Avanti ancora, c’è Leonardo Peli (l’ultimo segretario bresciano Msi) per Comitato ProBrixia-il Bigio: sono i nostalgici, militanti in gran parte legati alla destra di Msi e An (avranno la statua del Dazzi nel simbolo e hanno subito messo le mani avanti: in caso di ballottaggio non sosterranno nessun candidato, notizia alla quale gli altri candidati hanno reagito con la stessa apprensione di Genoveffa e Anastasia quando lasciavano Cenerentola a casa).

Quindi, il primo a dichiararsi: Carlo Fiori, della civica Noi per Brescia, che ha come «obiettivo cruciale» la creazione di un assessorato alle famiglie (attenzione attenzione) operativo h24 (servono infatti 2 assessori per gestirlo).

Infine, Laura Castagna (candidata sindaco per Forza nuova e Azione sociale) che con l’ottimismo del novizio, alla domanda sull'alleanza in vista di un ballottaggio replica: «Posso dire che dovete chiederlo agli altri, io punto a vincere». Perbacco.

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