Servizio civile all’estero, 12 Paesi vietati: fermi 150 giovani

Sono state sospese le partenze di chi aveva già la valigia pronta. Gli under 30 bresciani: «Svaniti i nostri sogni»
Una volontaria impegnata in un progetto di volontariato all'estero - Foto © www.giornaledibrescia.it
Una volontaria impegnata in un progetto di volontariato all'estero - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Bloccati con la valigia in mano. È successo a 350 volontari del servizio civile universale, tra i quali anche bresciani, che sarebbero dovuti partire per progetti di volontariato all’estero ma a metà agosto sono stati fermati da una nota del dipartimento alle Politiche giovanili. Il 23 settembre un’altra circolare ha autorizzato alcune partenze, ma sono ancora più di centocinquanta i ragazzi tra i 18 e i 29 anni rimasti nel limbo. «E non è una questione da poco - dice PrimoDi Blasio, coordinatore del servizio civile universale per la Federazione degli Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario -. Alcuni si erano licenziati per dedicarsi ai progetti, tutti avevano fatto un piano».

Cosa è successo

Tutto è iniziato con una nota pubblicata sul sito del dipartimento alle Politiche giovanili il 13 agosto, in cui si invitavano gli enti responsabili dei progetti all’estero avviati il 25 maggio e il 24 giugno a sospendere le partenze verso 19 Paesi. Il sollecito arrivava, si spiega, da un «parere negativo» del ministero degli Affari Esteri sulle condizioni dei Paesi di destinazione «in ragione dell’emergenza sanitaria globale e delle conseguenti misure restrittive, del contesto securitario o di entrambi i fattori». A quella data, 68 volontari si trovavano già all’estero. Gli altri, già in possesso di visto, biglietto aereo, e con settimane di formazione mirata alle spalle, non sono partiti.

Nel testo non c’è un divieto netto, ma come tale è stato interpretato dalle associazioni. «I nostri legali ci hanno spiegato chel’invito coincide in sostanza con un obbligo, perché la responsabilità finale è dello Stato, con cui i volontari hanno stipulato il contratto» spiega Di Blasio. Il Forum nazionale servizio civile, la Conferenza nazionale enti servizio civile, l’Associazione ong italiane e la Rappresentanza dei Volontari hanno chiesto di trovare soluzioni al più presto e le associazioni hanno già incontrato due volte i rappresentanti della Farnesina e del dipartimento alle Politiche giovanili .

I problemi per le associazioni e per i volontari

«I problemi aperti però sono tanti - osserva Claudia Ferrari, referente bresciana per il servizio civile universale della ong No One Out -. Oltre al futuro dei ragazzi, noi abbiamo personale in Kenya, Mozambico e Filippine che non è stato fatto rimpatriare. E nemmeno i volontari all’estero sono stati evacuati. Non si capisce bene in cosa consista l’allarme per la sicurezza: è ovvio che sono posti in cui c’è una parte di rischio, ma proprio per quello si attivano progetti di cooperazione internazionale».  Nell’ultima circolare viene confermata la sospensione delle partenze per Bielorussia, Bolivia, Brasile, Camerun, Cina, Filippine, Guatemala, India, Madagascar, Congo, Sudan e Uganda. Per altri Paesi viene data l’autorizzazione solo per alcune zone.

Le alternative per chi non può partire sono o continuare l’attività all’estero da remoto in Italia, o essere spostati su altri progetti. Nessuna delle due però convince gli enti. «Si parte per supportare le comunità in progetti concreti e per sviluppare i diritti umani, è impossibile farlo a distanza» obietta Ferrari. In più tutti i volontari sono stati formati per inserirsi in realtà specifiche, per cui dovrebbero ricominciare il percorso da capo. Senza però avere la certezza di partire.

Gli enti chiedono di poter valutare caso per caso, inserendo i volontari del servizio civile tra le categorie che possono andare all’estero per le ragioni inderogabili stabilite dal dpcm del 2 marzo 2021, e di permettere a chi non è partito di ricandidarsi ai prossimi bandi anche se superati i 29 anni. «Intanto però i nostri sogni e progetti sono svaniti - commenta Pietro Fasciolo, 27enne bresciano -. E ad oggi tanti di noi non sanno cosa potranno fare delle loro vite».

Le storie dei volontari bresciani bloccati

Pietro aveva lasciato il suo posto di lavoro. Francesca aveva rinunciato a iscriversi a un master. Alice si era laureata da poco e aveva deciso che quella sarebbe stata la sua prima esperienza lavorativa. Sono solo alcune delle storie dei volontari bresciani vincitori del bando di quest’anno del servizio civile universale all’estero, che a quest’ora avrebbero dovuto trovarsi dall’altra parte del mondo e invece sono ancora qui senza sapere cosa ne sarà di loro. 

Pietro Fasciolo, 27 anni, volontario del servizio civile universale
Pietro Fasciolo, 27 anni, volontario del servizio civile universale

«Per andare in Bolivia ho interrotto il mio contratto di apprendistato, con la prospettiva di un indeterminato - racconta Pietro Fasciolo, ingegnere di 27 anni -. L’ho fatto convinto, perché credo in questo progetto e non vedevo l’ora di partire. Invece tre giorni prima del volo è saltato tutto». Il decollo era previsto il 17 agosto, ma il 16 è arrivata la chiamata della responsabile che ha annunciato il cambio di programma. E così per Pietro, che era atteso in America Latina per lavorare alla riqualificazione di un parco naturale e al sistema idraulico di una comunità indigena, si è aperto tutto un altro scenario: «Sono tornato a vivere a casa di mia madre perché ho lasciato il mio appartamento. E con poco più di quattrocento euro al mese ora non potrei permettermi altro. Forse accetterò un ricollocamento su Roma, con uno stage nella cooperazione internazionale». 

Francesca Signoria, 25 anni, volontaria del servizio civile universale
Francesca Signoria, 25 anni, volontaria del servizio civile universale

Francesca Signoria invece, classe ’96, aveva come meta un piccolo villaggio dentro l’Amazzonia, in Perù. Laureata in Scienze politiche a Bologna, il suo servizio civile sarebbe consistito in un’attività di monitoraggio dell’impatto ambientale dei progetti avviati da banche e multinazionali all’interno della foresta. «Avrei aiutato con i miei colleghi le popolazioni locali a fare advocacy e a istituire una comunità legale per tutelarsi dallo sfruttamento - dice -. Prepararsi a questa partenza non è stato facile, nemmeno a livello psicologico. È stato il progetto di un anno, tra bando e formazione, in cui mi sono preparata anche a stare lontano dal mio fidanzato e dalla mia famiglia. E ho anche rifiutato un master internazionale. Ho 25 anni, non posso aspettare che le cose cambino: cercherò un altro lavoro». 

Alice Foletto, 26 anni, volontaria del servizio civile universale
Alice Foletto, 26 anni, volontaria del servizio civile universale

Anche per Alice Foletto questa partenza sospesa, e forse annullata definitivamente, è una delusione grande. Ad aprile aveva finito la Scuola di Restauro di Botticino e dal 9 agosto si era spostata nella sede della ong a Milano con cui sarebbe partita per il Camerun per le ultime settimane di formazione insieme ad altre tre colleghe. «Eravamo già proiettate in avanti, al nostro progetto - racconta la 26enne di Monza che ha studiato in terra bresciana -. Poi è arrivata la doccia fredda, nessuno ha più saputo dirci nulla di preciso. Ogni settimana venivano comunicati aggiornamenti molto nebulosi e la speranza di partire si affievoliva sempre di più. Adesso stiamo aspettando di capire se saremo ricollocati, ma a quel punto bisognerà fare un altro visto, ed è ancora tutto da vedere se partiremo davvero o se il progetto assegnato sarà affine ai nostri interessi e alle nostre competenze».

 

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