Senzatetto o senza fissa dimora: a Brescia sono quasi 500 persone

L'assessore Fenaroli: «Centri urbani come Brescia sono dei catalizzatori. Costante impegno di Comune e terzo settore»
Una persona dorme per strada a Brescia - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
Una persona dorme per strada a Brescia - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
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Addentrarsi nel complesso fenomeno delle situazioni di marginalità sociale richiede fatica, per affrontarlo ma anche solamente per provare a comprenderlo. «Costante mobilità delle persone in città e sommarsi di situazioni diverse sono tratti caratteristici - spiega l’assessore ai Servizi sociali Marco Fenaroli -, con un assioma da una parte e una certezza dall’altra che chi si occupa di questi temi conosce bene: più azioni metti in campo e più persone richiami; parallelamente è chiaro che i centri urbani come Brescia siano dei catalizzatori».

Questi elementi introduttivi permettono quindi, anche alla luce della morte di Ezio Gualeni trovato senza vita in via Croce il 13 luglio, di provare ad approfondire uno dei temi che a Brescia c’è ma si fa fatica a vedere, quello dei senzatetto e dei senza fissa dimora. Già emerge con forza una differenziazione. Per senza tetto si intendono quelle persone che usufruiscono dei servizi di accoglienza residenziale, per senza fissa dimora coloro che non hanno un luogo in cui vivere e spesso hanno alle spalle situazioni di fragilità.

Marco Fenaroli - © www.giornaledibrescia.it
Marco Fenaroli - © www.giornaledibrescia.it

Una semplificazione un po’ artificiosa ma che permette di tracciare un quadro quantitativo del fenomeno. Per quanto concerne i senza tetto si stima che il loro numero sia poco inferiore ai 300 (in larga parte uomini), numero che si ottiene sommando i posti letto disponibili tra servizi residenziali per persone in situazione di disagio  (110) e quelli che prevedono l'accompagnamento all’autonomia (180).

 «Si tratta di un sistema che coinvolge quella che viene chiamata rete della solidarietà e che coinvolge in egual modo Comune e terzo settore - specifica Fenaroli -, un modello sociale di cooperazione che si basa sulle relazioni, tra gli enti così come tra le persone».

Più difficile risulta tracciare un quadro del fenomeno dei senza fissa dimora, anche alla luce di quella dinamicità e del sommarsi di situazioni differenti già enunciate prima. Si stima che i soggetti in tale condizione siano attorno ai 200, che trovano rifugio in luoghi quali, per fare degli esempi, il Freccia Rossa, l’ex Atb o il parco Tarello. Si tratta di persone con varie complicazioni a carico, spesso dipendenze da droghe, malattie psichiatriche, in tantissimi casi alcolismo. Il numero che esce sommando senzatetto e senza fissa dimora è perciò circa 500.

I luoghi abbandonati della città diventano riparo - © www.giornaledibrescia.it
I luoghi abbandonati della città diventano riparo - © www.giornaledibrescia.it

E a conferma di questo calcolo arrivano anche i dati relativi a coloro che sono iscritti in Anagrafe al Comune e che risiedono all’indirizzo fittizio via Sante Marie del Mare 3: 506 a luglio 2023. «Così facendo donne e uomini possono avere accesso ai servizi che altrimenti senza residenza sarebbero loro preclusi» spiega l’assessore, annunciando però anche una novità. «Stiamo affinando con l’Asst un accordo per potenziare il servizio di assistenza in strada - spiega -, che già è presente e che vede diverse realtà attive».

Un servizio quello di supporto alle marginalità che non si esaurisce con i fenomeni dei senza tetto e dei senza fissa dimora e che assorbe tempo e risorse di tantissime realtà. Da novembre 2017 è infatti attiva una cabina di regia alla quale partecipano Comune e 12 realtà del terzo settore (Il Calabrone, coop di Bessimo, Associazione amici del Calabrone, Dormitorio San Vincenzo, coop Scalabrini Bonomelli, La Rete, Fondazione opera San Martino, Centro Migranti, Emergency, Asilo Pampuri Fatebenefratelli, Società San Vincenzo e Perlar), a testimonianza di come quella «rete di solidarietà» sia ben intessuta.

«Le dinamiche dei servizi sociali vanno affrontate ma non possono essere risolte in toto  - conclude Fenaroli -, con pazienza, dignità e ben consapevoli che ci sarà sempre un altro problema dinanzi, anche alla luce di un possibile aggravamento della situazione sociale».

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