«Senza saperlo ho generato Han Solo, accidenti»

La lettera di una mamma al figlio che diventa maggiorenne
Han Solo è un personaggio immaginario dell'universo fantascientifico di Guerre stellari, interpretato sullo schermo da Harrison Ford
Han Solo è un personaggio immaginario dell'universo fantascientifico di Guerre stellari, interpretato sullo schermo da Harrison Ford
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Ciao, ti sembrerà strano sapere che oggi, il giorno in cui compi diciotto anni, ti dedichi un pensiero. Non parliamo mai. Sei antipatico, scostante e assommi in te tutto ciò che detesto nei miei simili. Se ci rifletto bene non sono convinta di averti generato. Devono aver scambiato i neonati all’ospedale.

Perché tu sei troppo cretino, per essere mio. Troppo asino e superficiale, per essere mio. Sei troppo alto e troppo bello, per essere mio. Sei troppo ribelle. Troppo libero. Non ti volevo così. No, tu non corrispondi affatto a quello che pensavo quando ti aspettavo.

Ti avrei preferito più obbediente, più studioso. Ti immaginavo diverso, Federico. Infatti volevo chiamarti Gabriele. Gabriele era il figlio che avevo in mente. Lui era la promanazione dei miei desideri. Non tu, Federico, chiamato così all’ultimo momento. Il tuo nome significa «signore che protegge, portatore di pace».

Tu non hai portato un attimo di pace nella mia vita. Mai. A un anno ascoltavi le conversazioni delle maestre del nido e le raccontavi a tutti, creando imbarazzo. A tre hai colpito un bambino di seconda asilo con un dinosauro, perché ti aveva offeso. In seconda elementare hai buttato il quaderno di matematica nella spazzatura perché la maestra non ti stava ascoltando. Le medie un disastro, le superiori peggio ancora.

Hai cambiato talmente tante scuole che ho smesso di contarle. Sei stato bocciato, hai continuato a non aprire libro. Ora vuoi la patente. Ma come si fa a far guidare uno come te? Ho già paura. Certo, sei un mago della Playstation e hai i riflessi di un astronauta. Purtroppo non viviamo su Giove e tu per ora non potrai metterti ai comandi di una nave spaziale. Meno male. Senza saperlo ho generato Han Solo, accidenti. Un disperato disorganizzato. Tu fissi il cielo e non sei in grado di osservare ciò che hai sotto gli occhi.

Ciò mi fa oltremodo disperare. Ho cercato di guidarti, di illustrarti le regole, anche con i disegnini. Niente. Tu rimani quello che prendeva a dinosaurate ciò che non gli va bene. Non riesci a rassegnarti, a crescere. Sei un irresponsabile che porta guerra, non la pace che imporrebbe il tuo nome. Ma com’è potuto succedere? Io e tuo padre ti abbiamo portato in giro, spiegato le cose, accudito, protetto. Sei una pecora nera. Nerissima.

Pochi i giorni in cui non lo sei stato. Rari prima, ora rarissimi. Ho cercato mille volte di confrontarmi con te. Missione impossibile. Ho parlato con le madri dei tuoi coetanei e amici. Alcune cercano di dimostrare che i loro figli sono peggio, ma non riescono a competere e alla fine si arrendono e mi compatiscono. Altre, la quasi totalità, non fanno che raccontarmi quanto sono bravi i loro pargoli. Soffro da anni. Tu sei il peggiore dei figli che uno possa avere la sfortuna di generare, secondo l’opinione comune. Ma tu, il peggiore, mi costringi ogni giorno a fare i conti con ciò che credo giusto. Tu sei la nemesi, la scintilla della ribellione.

E ne sei perfettamente conscio, perché tu, Federico il terribile, non sei nato per fare ciò che volevo io, per corrispondere ai miei sogni. Tu sei nato per combattere battaglie che non sono le mie. Per credere in cose diverse da quelle in cui credo io. Ho sperato di aver messo al mondo un clone e invece ho davanti qualcosa che non sono in grado di capire e tanto meno di controllare. Perché tu sei un upgrade. Fino a oggi ti ho consigliato di cambiare.

Oggi che sei ufficialmente adulto ti suggerisco di rimanere così come sei. Perché a uno come te non si può dire che deve trovare la sua strada. Quelli come te la strada se la devono proprio fabbricare da soli, metro per metro, a proprie spese e possibilmente sui gomiti. Ecco perché non si trovano bene in quelle già pronte. Spero che una volta che l’avrai edificata tu possa trovare la pace. Ci sono persone che nascono per aprire strade che non percorrono. Sono le strade che alla fine seguiamo tutti, ma sempre dopo che qualcuno ha lottato per costruirle.

L’augurio migliore che si può fare a un ragazzo è che abbia l’illuminazione per immaginare un’altra possibilità, una nuova via. Spero tu possa diventare ciò che devi essere e che un giorno, quando avrai capito cosa devi fare e come farlo, tu possa portare la pace che promette il nome che non volevo darti. Ah, io e tuo padre (dopo la promozione, perché va bene la ribellione, ma un diploma serve sempre) ti regaliamo la macchina.

Perché è tempo che tu parta. Buon viaggio a te, figlio. E a tutti quelli che con te costruiranno il futuro. Tutti ti chiamano Fede (ovviamente non era il soprannome che avevo deciso). Avere Fede è un grande dono. L’ho capito con il tempo perché ho avuto la fortuna di avere te, che porti il nome che ha scelto la vita.

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