Sempre più veleni alla Caffaro: Arpa chiama la Procura

Le nuove analisi rilevano che «la contaminazione di Cromo VI si è aggravata». Necessarie nuove contromisure
Via Milano. Una panoramica dall’alto del polo industriale Caffaro - © www.giornaledibrescia.it
Via Milano. Una panoramica dall’alto del polo industriale Caffaro - © www.giornaledibrescia.it
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Ancora più veleno. E neppure della specie alla quale - d’istinto - tutti penserebbero nell’immediato, vale a dire quei policlorobifenili (Pcb) che «devono» la loro principale fetta di notorietà alla ferita che il polo industriale Caffaro ha lasciato nel Bresciano. Stavolta l’allarme è scattato per l’altro contaminante, quello in realtà più diffuso in un capoluogo segnato dalla pesante industrializzazione: il cromo esavalente. Proprio la concentrazione di cromo VI sta crescendo, «aggregando» sorgenti primarie a focolai secondari, dentro e sotto lo stabilimento affacciato lungo via Milano. E sta crescendo al punto che - dopo una verifica approfondita condotta attraverso ben due campagne di indagine e di monitoraggio - l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente è passata dallo studio all’azione. In due mosse: segnalando in primis il dossier alla magistratura («chiamando» quindi in causa la Procura) e inviando una serie di prescrizioni agli enti.

A Ministero (commissario straordinario Roberto Moreni incluso), Comune, Regione, Provincia, e Ats l’Arpa ha quindi fatto recapitare ufficialmente una nota informativa nella quale si richiede di attuare una serie di interventi giudicati «necessari», anche alla luce del procedimento di bonifica dello stabilimento, sulla scia del progetto approntato da Aecom. Arpa Lombardia conferma che «è stata evidenziata una sorgente secondaria di cromo esavalente, con aggravio della contaminazione del sito, correlata a sorgenti primarie identificate».

Che il cromo VI fosse uno dei principali inquinanti delle acque di falda nell’area del Sito di interesse nazionale Brescia-Caffaro, sia in termini di pericolosità sia in termini di diffusione, Arpa lo aveva già scritto nero su bianco sulla relazione precedente. Tanto che il commissario Moreni ricorda: «C’è certamente un problema legato all’azienda. La sorgente attiva indicata sono le vasche interne: lì ci sono delle perdite. È del resto una questione che conosciamo e che affronteremo nell’ambito dei lavori legati alla bonifica».

 

 

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