Schiaffi al pronto soccorso del Civile, la vittima si oppone all’archiviazione

L’operatrice sanitaria era stata aggredita dal parente di un paziente lo scorso 2 agosto: «Non può finire così»
I fatti al pronto soccorso del Civile lo scorso 2 agosto - Foto © www.giornaledibrescia.it
I fatti al pronto soccorso del Civile lo scorso 2 agosto - Foto © www.giornaledibrescia.it
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La Procura della Repubblica chiede di archiviare. Gli schiaffoni alle operatrici sanitarie del pronto soccorso del Civile sono ritenuti un fatto tenue. Una delle parti offese, assistita dall’avvocato Laura Gamba, non ci sta e si oppone. E ora si aspetta la convocazione dell’udienza davanti al giudice di pace per spiegare le proprie ragioni e provare a portare avanti l’azione legale contro chi ha pensato di sfogarsi contro il primo operatore sanitario che si è trovato davanti, addossandogli colpe di fatti che neppure conosceva.

«Si tratta di un reato violento in cui si configurano due diverse aggravanti. Non è possibile farlo passare così, anche per rispetto del ruolo del personale sanitario» come spiega l'avvocato incaricato dall’assistente sanitaria. Il fatto era accaduto il 2 agosto all’ingresso del pronto soccorso dell’ospedale Civile. Un uomo di 35 anni, che aveva da poco perso il padre in un’altra struttura ospedaliera, era arrivato con l’auto, si era diretto verso l’ingresso e aveva colpito le prime due persone che si era trovato davanti, cioè le operatrici sociosanitarie che aiutano gli infermieri che si occupano del triage, cioè della suddivisione per urgenza dei pazienti.

L’uomo era stato immediatamente identificato dalle forze di polizia e l’operatrice che aveva preso gli schiaffi ha presentato denuncia alla Polizia di Stato. «In questo caso secondo noi non può essere ritenuto un fatto lieve perché c’è l’aggravante di aver commesso il fatto contro un incaricato di pubblico servizio e nello specifico contro un operatore sanitario» spiega ancora l’avvocato, ricordando le motivazioni per le quali ha presentato opposizione. Proprio per il ripetersi in tutta Italia di fatti di questo tipo negli ospedali infatti era stata, nel 2020, prevista una specifica aggravante dal comma 11 dell’articolo 61 del codice penale quando i fatti avvengono contro medici, infermieri, operatori sanitari e tutti coloro che svolgono attività ausiliarie di cura.

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