Sana, le amiche: «Era una ragazza libera e determinata»

La comunità pakistana interviene dopo la conferma dell'omicidio di Sana ad opera del padre e del fratello
  • Moschea di via della Volta, la Comunità pakistana dopo la conferma dell'omicidio di Sana
    Moschea di via della Volta, la Comunità pakistana dopo la conferma dell'omicidio di Sana
  • Moschea di via della Volta, la Comunità pakistana dopo la conferma dell'omicidio di Sana
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  • Moschea di via della Volta, la Comunità pakistana dopo la conferma dell'omicidio di Sana
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  • Moschea di via della Volta, la Comunità pakistana dopo la conferma dell'omicidio di Sana
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    Moschea di via della Volta, la Comunità pakistana dopo la conferma dell'omicidio di Sana
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Condanna dell'ignoranza e della violenza. Richiesta dell'aiuto delle istituzioni. Appello alla politica per essere considerata parte attiva della città. Così la comunità pakistana di Brescia fa seguito in un incontro pubblico alla moschea di via Voltadall’associazione culturale islamica Muhammadiah alla notizia ormai confermata dell'omicidio costato la vita a Sana Cheema.

In particolare i vertici della comunità hanno voluto idealmente rispondere alle notizie che arrivano dal pachistan a quel «Sana è morta per il volere di Allah» che il padre della ragazza avrebbe detto in carcere. Il responsabile della moschea Sajad Hussain ha spiegato che «ci sono ancora delle persone che mettendo da parte la libertà data dalla costituzione pachistana e da quella italiana e anche dalla stessa religione pensano di poter decidere la vita e la morte dei propri figli. Pensano di poter nascondere un fatto che secondo la loro ignoranza potrebbe mettere in cattiva luce la famiglia e che invece diventa poi un caso di cui parla tutto il mondo».

Sajad ha spiegato che «sono diverse le famiglie con posizioni arretrate, anche a Brescia, e la comunità li ha aiutati e seguiti con sostegno spirituale, psicologico e anche economico per fare capire loro la realtà in cui vivono e il vero insegnamento della religione e il valore della cittadinanza, proprio per evitare casi di questo tipo».

Negli ultimi anni la comunità bresciana è stata scossa anche dal caso Hina (2006 ndr) e la comunità «si è fatta tante domande e ha lavorato per combattere l’ignoranza e l’arretratezza preislamica che ancora viene seguita in qualche famiglia». Sulla vicenda di Sana è stato detto che è «sfuggita di mano, non si doveva arrivare a questo punto e anche per questo chiediamo alle istituzioni e alla politica di non lasciarci soli ma di accompagnarci in questo percorso».

E contestualmente la comunità annuncia una nuova manifestazione per domenica pomeriggio alle 15 in piazza Rovetta per ricordare la 25enne di casa a Brescia barbaramente uccisa nel suo villaggio di origine.

All'incontro, anche le amiche di Sana, le sue compagne di scuola alle superiori: «Una ragazza libera, indipendente e determinata». Così l'hanno ricordata. Le ex studentesse del liceo de André di Brescia hanno voluto spiegare come «il discorso della differenza della comunità di appartenenza viene tutto da fuori: noi ci sentivamo un unico gruppo di amici e non abbiamo mai avuto problemi. Questi sono solo atti criminali».

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