Sana, la rete si mobilita per chiedere verità e giustizia

Il regista Wajahat Abbas Kazmi ha dato vita ad un movimento per far luce sulla morte della ragazza
  • Un hashtag per Sana
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#VeritaPerSana, #TruthForSana, #GiustiziaPerSana: sono gli hashtag apparsi in rete nelle ultime ore in merito al caso di Sana Cheema, la venticinquenne bresciana di origini pakistane, morta a Gujrat in circostanze al centro ora di un'inchiesta che vede coinvolti il padre, un fratello, uno zio e un cugino.
 
A lanciare l’iniziativa in rete è stato Wajahat Abbas Kazmi, blogger, regista e attivista per i diritti umani di origine pakistane per anni residente a Brescia e ora di stanza a Bergamo. 
 
 
«Vorremmo che, per una volta, vincesse la giustizia e non l'omertà - dice richiamando anche la vicenda di Hina Saleem, uccisa dal padre e da altri due familiari perché ritenuta troppo occidentale -. Vorremmo sapere la verità, al fine di comprendere le dinamiche che stanno dietro alle tristi morti di queste donne, al fine di alzare la voce, di rompere il silenzio, di stare accanto a chi, ogni giorno, ha paura di essere la prossima.
Unitevi a noi, al nostro appello, bastano una foto e degli hashtag che non vi faranno perdere troppo tempo, ma diventeranno una piccola goccia che, con tante altre, può formare un oceano».
 
 

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