San Faustino, quelle 10 tonnellate di rifiuti che fanno pensare

Nella notte un esercito di operatori ha pulito tutto. E se a mancare fosse la consapevolezza per ridurre i rifiuti della nostra fiera quotidiana?
  • San Faustino, la spazzatura invade le strade dopo la fiera
    San Faustino, la spazzatura invade le strade dopo la fiera
  • San Faustino, la spazzatura invade le strade dopo la fiera
    San Faustino, la spazzatura invade le strade dopo la fiera
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La magia della fiera. Rito immutabile e sempre nuovo, fatto di voci, colori, calca furibonda, profumo di croccante e confusione, sfrigolio di piastre e odore di porchetta, pentole formidabili e panni dalle virtù eroiche quasi quanto quelle dei Santi Patroni, e ancora grida, mal di piedi, birrette, caos merceologico e acquisti d'impulso, risate, cose perse e cose imperdibili, cianfrusaglie, irrinunciabili.

Poi a sera, tutto scivola via. Smantellano gli ambulanti, sfiniti, svaniscono una dopo l'altra le bancarelle, fantasmi di un consumismo alla buona, inghiottiti dal buio che cala sulla città. Scema la folla (nel senso che la gente va a casa, o al cine, o dove le pare, altrove, insomma, non pensate male...) e che rimane? Prendendo a prestito, a sproposito ma efficacemente, il titolo di un libro divenuto film da Oscar una trentina d'anni fa, quel che resta del giorno della Fiera di San Faustino è una distesa senza soluzione di cartacce, scatole, cartoni, sacchi neri, immondizia, plastiche sfatte, bicchieri esausti, wc chimici provati, cumuli di rifiuti imponenti. Li ripercorrono queste fotografie, realizzate a tarda sera, mentre le ultime luci si spegnevano, le transenne venivano rimosse da vicoli e strade, e facevano irruzione sulla scena dozzine di furgoni, compattatori, motocarri e uomini della nettezza urbana, alias Aprica (gruppo A2A).

Una notte infinita e di lavoro frenetico per il piccolo esercito di operatori chiamati a rimuovere in fretta quella che l'esperienza di anni passati ci racconta essere all'incirca una decina di tonnellate di immondizia. Tutto per restituirci al risveglio un centro cittadino pulito, in ordine, decoroso. Calpestabile, quantomeno. Un plauso a loro, per un impegno, che se tutto va come deve, è destinato a restare sconosciuto a gran parte di quelle centinaia di migliaia di persone sfilate per i dedali turbinosi della fiera. Forse non a noi, che però su quelle dieci tonnellate di rifiuti generate nel lasso breve di una dozzina di ore dobbiamo interrogarci.

Siamo capaci di inorridire all'idea di isole di plastica galleggiante in qualche angolo del Pacifico, ma forse non sempre facciamo i conti con l'opprimente massa di rumenta in cui inciampiamo in piazza Loggia la sera del 15 febbraio. Che poi è quella di tutti i giorni, muscolarizzata dall'evento. Allora proviamo a ricordarcene un po' ogni giorno, tutti, di qui alla prossima festa dei Santi Patroni. Senza togliere nulla alla magia di palloncini svolazzanti e sbucciapatate rivoluzionari, bancarelle ricolme e prezzacci allettanti. Solo cercando di applicare quel po' di consapevolezza in più che, tra packaging ecocompatibili e consumi non proprio indiscriminati, può aiutarci a contenere il volume dei rifiuti della nostra fiera quotidiana.

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