Ruba 900mila euro al capo: gliene deve 5mila

La donna patteggia pena a 2 anni con la condizionale. Ha realizzato il tesoretto in sei mesi grazie a fatture e firme false
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Lui si fidava ciecamente. Adesso, molto probabilmente, non si fiderà più di nessuno, forse nemmeno di se stesso. Lei, la sua segretaria, approfittando della sua fiducia, ha messo all’incasso un «gratta... e vinci» quasi milionario: in meno di sei mesi gli ha sfilato dai conti correnti aziendali, su cui operava con firma falsa, 900mila euro.

Quattro anni dopo l’ultima manovra truffaldina, la vicenda è arrivata al capolinea giudiziario con un verdetto, c’è da immaginarselo, che non sarà stato accolto con gioia dalla vittima.

La segretaria, una 46enne originaria di Caserta, infatti ha patteggiato una pena a due anni, con la sospensione condizionale, e una multa di 5.000 immediatamente esigibile dal suo ex datore di lavoro. Nel vuoto è caduta, invece, la promessa di un vitalizio di 200 euro al mese.

I 900mila euro spariti dalle casse della società immobiliare con sede a Bovezzo, in ogni caso, non sono più nella disponibilità della donna, che ha realizzato, al netto dei 5.000 euro da versare, proprio un bel guadagno.

Il sistema studiato dalla segretaria per arricchirsi alle spalle del suo datore di lavoro e di sua moglie non era nemmeno troppo articolato. Grazie alla delega alla presentazione di distinte di versamento, ordini di bonifico e pagamenti mediante emissione di assegni bancari, e mediante la falsificazione della firma dei legali rappresentanti della srl, effettuava bonifici indicando nella causale fatture per operazioni commerciali inesistenti.

Pagava per conto dell’immobiliare cifre che non doveva pagare, e che di fatto finivano nella sua disponibilità, grazie alla collaborazione di società che emettevano le fatture false, si trattenevano il 20% dell’importo e le restituivano la differenza.

Il trucco è stato utilizzato per sei mesi e prevedeva opportuni bilanciamenti. Per colmare la falla nel conto corrente aziendale la segretaria ha falsificato la firma di girata dei due soci per mettere all’incasso sul conto corrente dell’immobiliare, due suoi assegni bancari da 15mila euro ciascuno. Titoli senza copertura, ma funzionali comunque a guadagnar tempo. Così facendo la donna si è assicurata anche l’accusa di falso in scrittura privata e di titolo di credito. Oltre ovviamente al licenziamento in tronco, ma con tanto di liquidazione e versamento del tfr. L’ex datore di lavoro ha dovuto anche rivedere tutta la contabilità e mettersi in regola con le tasse. Un’operazione che gli è costata un altro centinaio di migliaia di euro, per evitare la beffa di una denuncia per evasione fiscale.

Pierpaolo Prati

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