Roverotto, la città rinnova la tradizione dei Santi Patroni

Nel 1438 alle pendici del Castello si narra che apparvero i santi Faustino e Giovita per difendere la città assediata
ROVEROTTO, LA PROTEZIONE DEI PATRONI
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Non c’era il vescovo, Pierantonio Tremolada, «ma solo perché è preferibile non prenda freddo», ha precisato il vicario generale della Diocesi mons. Gaetano Fontana, che lo ha sostituito per celebrare la cerimonia del Roverotto, il luogo dove nel 1438 apparvero i Santi Patroni, Faustino e Giovita, per difendere la città assediata dalle truppe milanesi di Niccolò Piccinino. «Nell’ultima visita medica - ha continuato Fontana -, il dottore ha assicurato che il vescovo sta benissimo e la convalescenza procede molto bene».

Una cerimonia sempre molto sentita quella del Roverotto, ai piedi del colle Cidneo, dove si rinnova il legame di Brescia con le sue radici e la sua storia, in un intreccio di storia, leggenda, tradizione e devozione. Presenti il sindaco Emilio del Bono, con Massimo Tacconi nelle veci del presidente della Provincia, il prefetto, Maria Rosaria Laganà, e le autorità militari.

Il sindaco e don Maurizio Funazzi, parroco di San Faustino hanno deposto una corona d’alloro alla lapide commemorativa che ricorda quanto avvenuto nel 1438, quando i Santi Patroni costrinsero alla ritirata Piccinino, condottiero al servizio dei Visconti di Milano, dopo aver fermato palle di cannone scagliate contro i bastioni.

  • La celebrazione al Roverotto
    La celebrazione al Roverotto
  • La celebrazione al Roverotto
    La celebrazione al Roverotto
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    La celebrazione al Roverotto
  • La celebrazione al Roverotto
    La celebrazione al Roverotto
  • La celebrazione al Roverotto
    La celebrazione al Roverotto
  • La celebrazione al Roverotto
    La celebrazione al Roverotto
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    La celebrazione al Roverotto
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    La celebrazione al Roverotto

La leggenda vuole che alla vista dei Santi, il Piccinino diede ordine di fermare l'assalto, esclamando: «Io combatto contro i fanti, non contro i santi». E da lì in poi Faustino e Giovita divennero i santi protettori della città.

«Il ricordo di quelle virtù che ha permeato la cerimonia – ha detto mons. Fontana –, è diventato così occasione per riaffermare la capacità della città di far fronte anche agli eventi peggiori».

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