«Romele» inciso alla Camera: «Hanno nostalgia di me»

Su un banco a Montecitorio la scritta con il cognome del deputato bresciano, ma lui nega ogni coinvolgimento: «Non l'ho fatta io»
La scritta Romele a Montecitorio - Foto © www.giornaledibrescia.it
La scritta Romele a Montecitorio - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Quattro legislature e 17 anni consecutivi trascorsi seduto tra i banchi della Camera dei deputati. Su uno scranno che per sempre porterà il suo nome. Nel vero senso della parola visto che a Montecitorio è comparsa la scritta «Romele» sul posto occupato oggi dal forzista Elio Vito. Il cognome del politico bresciano, ora in Fratelli d’Italia dopo una vita parlamentare trascorsa in Forza Italia, è stato inciso nel legno dello scranno. Probabilmente con un paio di forbici.

La fotografia, pubblicata ieri mattina dal sito del Giornale di Brescia, ha fatto il giro del web, ripresa anche da quotidiani nazionali. Il deputato Vito, forzista e amico di Romele, aveva provato a negare: «Non ho visto quella scritta. No c’è», ma nuove fotografie scattate in aula ieri pomeriggio durante le fasi di voto lo smentiscono. L’incisione c’è ed è ben visibile. Parola a Romele. «Non l’ho fatta io. Non ho scarabocchiato il banco e poi si vede che non è la mia calligrafia» si difende Giuseppe Romele, oggi, che non più deputato, vicesegretario regionale di Fratelli d’Italia.

«In quattro legislature - ricorda - sono stato seduto in almeno 7-8 banchi e non so quale spazio sia quello. Poi - aggiunge - chissà perchè questa scritta salta fuori dopo otto mesi che non sono più deputato. Mi hanno fatto uno scherzo». A spese della collettività e in aula del Parlamento. Ma chi può pensare di scrivere sul banco durante una seduta alla Camera il nome di un politico che a Roma non ci sta nemmeno più e che di certo non ha lasciato segni (politici) indelebili sulla storia della Repubblica?. Romele ha una sua teoria. «Secondo me - dice - è qualcuno che mi rimpiange, che ha un po’ di nostalgia e che mi ha voluto ricordare così».

Nostalgia canaglia dunque, ma il danno resta. «Spero che a nessuno venga in mente di chiedere a me di ripagare un banco. Non ho fatto nulla e poi - aggiunge - basta un po’ di cartavetro e la scritta viene via. Magari lo può fare anche il presidente Fico...».

 

 

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