Rimane invalido per un ceffone: l’aggressore rischia 5 anni

Tutto nasce da un banale litigio: a causa del violento schiaffo ricevuto cade e sbatte la testa a terra
Tribunale di Brescia
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La causa è banale. L’effetto devastante. A mo’ di gioco (un gioco non necessariamente divertente) aizza il cane contro una vicina di casa. Lei si spaventa e non lascia cadere l’episodio nel vuoto. Pochi minuti dopo l’incontro ravvicinato, la donna si presenta al suo campanello. Non è da sola. Al suo fianco ci sono la sorella e suo marito. Pretende un chiarimento che, però, non si limita alle parole. Il cognato infatti passa ben presto alle vie di fatto e gli rifila uno schiaffone destinato a cambiargli per sempre prospettiva.

Il colpo centra in pieno la mandibola, lui cade, batte la testa e al suolo lascia buona parte delle sue capacità. Nonostante i soccorsi siano tempestivi, le conseguenze del gesto sono irrimediabili: il 56enne padrone del cane non tornerà più quello di prima. Resterà incapace di intendere e volere e, proprio a causa del violento impatto, per sempre inabile al lavoro.

Gli specialisti che lo hanno in cura gli riscontrano un disturbo afasico con deficit fonologici, lessicali, di lettura e scrittura; ma anche a carico delle funzioni di controllo e impulsività. Verso il processo. A causa del violento impatto e delle irreversibili conseguenze che ha scatenato, l’aggressore ora rischia una condanna per lesioni gravissime: fino a cinque anni di reclusione.

Nove mesi dopo l’aggressione, la procura ha chiuso il fascicolo a carico del 41enne operaio accusato del manrovescio sganciato la sera dell’1 settembre in centro a Castenedolo. Il processo è ormai questione di settimane.

Al momento è da escludere il ricorso ad un rito alternativo al dibattimento. È probabile che in aula i giudici debbano così mettere a confronto le versioni dei famigliari della persona offesa e di quelli dell’indagato. Nel corso delle indagini preliminari i primi hanno confermato che quella sera il 56enne uscì con il cane e, al rientro, si lamentò della suscettibilità di una donna con la quale aveva cercato di scherzare, invitando l’animale ad attaccare.

Descrissero la lite davanti alla porta di casa, gli insulti e le spinte anche da parte delle due donne e il violento ceffone tirato dal cognato. Riferirono della caduta dell’uomo, dello schianto al suolo e della drammatica fase dei soccorsi. Difeso dall’avvocato Luigistelio Becheri, l’indagato ha respinto ogni addebito e ha sempre sostenuto di essersi difeso da un’aggressione.

Sua cognata, nella denuncia sporta contro il 56enne vicino di casa tre settimane dopo i fatti nella caserma dei carabinieri di Castenedolo, aggiunse anche altro. Riferì in particolare di un inseguimento ad opera della persona offesa, di ordini perentori al cane da parte sua, ma anche di insulti e minacce irripetibili, oltre che del suo tentativo di affondare dei pugni e di minacciarla avvicinandole una sigaretta accesa al volto.

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