Revenge porn, due assoluzioni nel caso della dottoressa bresciana

Si è chiuso con un proscioglimento e un’assoluzione il processo abbreviato a carico di due dei dieci indagati accusati di revenge porn ai danni di una dottoressa per aver inoltrato a decine di persone, ma senza il suo consenso, i video in atteggiamenti intimi ed espliciti che la donna aveva ripreso ed inviati ad un fidanzato sperando lì si fermassero.
Il giudice dell’udienza preliminare, su richiesta dello stesso pm, ha prosciolto l’unica donna finita nel registro degli indagati. Si tratta della figlia di un ex allenatore del Brescia che ha raggiunto un accordo con la persona offesa, le ha liquidato il danno e ottenuto il ritiro della sua querela. Ragione che ha fatto venir meno la condizione di procedibilità e davanti alla quale il pubblico ministero Federica Ceschi ha chiesto il proscioglimento della donna e il gup l’ha tradotto in sentenza.
Discorso diverso per l’altro imputato, 36enne romano. Nei suoi confronti il pubblico ministero aveva chiesto la sua condanna a 10 mesi e 4mila euro di multa. L’uomo era accusato oltre che di revenge porn, anche della diffusione del numero di telefono della donna su una chat di Whatsapp «(Only) Paneficienza», reato contenuto nella legge sulla privacy. Il giudice Cristian Colombo invece ha ritenuto di assolvere l’imputato con formula piena. «Leggeremo le motivazioni della sentenza - ha detto a caldo l’avvocato Barbara Del Bono, difensore della parte civile - e vedremo il da farsi».
Di sicuro la dottoressa tornerà in aula il prossimo mese di marzo. In quell’occasione, a dibattimento, saranno processati gli imputati superstiti. Si tratta in tutto di altre quattro persone. Tra questi ci sarà anche l’uomo, personal trainer bresciano, che per l’accusa ha dato il la alla circolazione di video e immagini sessualmente esplicite della donna, ricevute in virtù del rapporto intimo con la persona offesa. Dei dieci che ricevettero l’avviso di conclusione delle indagini, sono cinque quelli che hanno sino ad ora liquidato il danno e chiuso la loro vicenda processuale senza passare dal processo.
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