Revenge porn: dopo anni diffonde video hot della ex. Guai per tre

Il pm chiude le indagini nei confronti del fidanzato e di suoi due amici che ora rischiano fino a 5 anni e 15mila euro di multa
Con il Registro pubblico opposizioni sarà possibile bloccare le telefonate indesiderate dai call center - © www.giornaledibrescia.it
Con il Registro pubblico opposizioni sarà possibile bloccare le telefonate indesiderate dai call center - © www.giornaledibrescia.it
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Siamo alla solita storia. Triste storia. Si conoscono, si frequentano, diventano intimi, di un’intimità disinibita. Ma non dura. Si lasciano e in poco tempo tutto si cancella. O quasi. Alla scolorina della storia resiste il contenuto del cellulare di lui. E proprio quel video esplicito, ma privatissimo che lei, confidando sulla sua caratura umana prima ancora che sulla sua riservatezza, gli aveva inviato.

Quel filmato, anni dopo la fine della relazione, nel giro di pochi «inoltra» di privato non ha più nulla. Lui - stando a quanto ricostruito dagli inquirenti - lo gira ad un amico, il quale a sua volta lo inoltra ad un altro compare. Il passaparola di WhatsApp monta una valanga inarrestabile. Il video che ritrae la giovane donna mentre è a favore di telecamera in atteggiamenti espliciti diventa virale, fa il giro del paese - siamo nell’hinteland della città -:passa di cellulare in cellulare e lo fa per giorni, fino a quando torna al suo. Lei ne esce sotto choc.

Perché? Ammesso che una giustificazione vi sia, in questo caso non sarebbe legata alla causa che dà il titolo al reato introdotto con il Codice rosso nell’agosto dello scorso anno: il «revenge porn». A meno che non sia a scoppio molto ritardato di vendetta non si tratterebbe: la relazione finisce nel 2016 ed il video non circola prima dell’autunno dello scorso anno quando lei, dopo esserselo visto arrivare in chat come un boomerang, si presenta dai carabinieri e sporge denuncia e un risultato l’ottiene. La notizia della querela si diffonde più o meno alla stessa velocità del filmato: il danno è fatto, ma la condivisione da quel momento in poi rallenta.

Rispetto alla solita storia grazie alla reazione della vittima questa va verso un finale completamente diverso. L’ex fidanzato e due suoi amici infatti sono finiti nel registro degli indagati con l’accusa prevista dall’art. 612 ter (Diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti).

Si tratta di uno dei primissimi casi chiusi a Brescia, se non addirittura il primo. Nei giorni scorsi il sostituto procuratore Carlotta Bernardini ha chiuso le indagini e ora si appresta a chiedere il processo. Itre rischiano una condanna da uno a sei anni di reclusione e una multa da 5 a 15mila euro.

La posizione più in bilico, paradossalmente, potrebbe essere quella di chi ha dato il là al passaparola: l’ex fidanzato della persona offesa. Non pare chiara infatti la data del primo invio del filmato. Se fosse antecedente al 9 agosto del 2019 - giorno dell’entrata in vigore della norma che punisce il revenge porn - godrebbe del principio di irretroattività della legge penale e ne uscirebbe indenne.

Beneficio invece che non dovrebbe scattare per gli altri «divulgatori» i quali rispondono non tanto per il fatto di aver ricevuto il filmato, ma proprio per averlo condiviso. Per aver fatto di una storia intima, la solita storia triste.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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