Redditi di cittadinanza «dimezzati»: ora a Brescia a rischio 4mila assegni

Dal 2019 a oggi crollate le domande. A settembre 7.403 richieste, il 60% risulta «occupabile»
Il RdC è stato introdotto con decreto legge del 28 gennaio 2019 - Foto © www.giornaledibrescia.it
Il RdC è stato introdotto con decreto legge del 28 gennaio 2019 - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Diminuire la platea. Aumentare i controlli. La «revisione» del reddito di cittadinanza annunciata dal Governo Meloni mette a rischio l’assegno a sostegno del reddito per circa 4mila bresciani, persone «occupabili» che potrebbero quindi veder svanire la misura introdotta nel 2019 dal governo giallo-verde.

Una stretta che si inserisce in realtà dentro una dinamica che già ha visto le domande dimezzarsi in soli tre anni: nel 2019 nel Bresciano i nuclei richiedenti avevano sfiorato i 21mila (20.844), quest’anno si è scesi a 11mila (10.987). Nel mese di settembre i nuclei bresciani che hanno incassato il reddito sono stati 7.403, a cui se ne aggiungono altri 1.581 per la pensione di cittadinanza. Ora però la misura è destinata a cambiare.

Strategia

Meloni ha etichettato il reddito di cittadinanza come una «sconfitta» per chi può lavorare. Nel suo discorso alle Camere ha spiegato: «vogliamo mantenere e, laddove possibile, aumentare il doveroso sostegno economico per i soggetti effettivamente fragili non in condizioni di lavorare», pensionati, disabili, chi è privo di reddito e ha minori a carico. «Ma per gli altri, per chi è in grado di lavorare, la soluzione non può essere il reddito di cittadinanza», ha aggiunto. Per loro la soluzione passa da «formazione e accompagnamento al lavoro».

I numeri

Nel Bresciano i numeri hanno visto una costante erosione, ricalcando la dinamica lombarda. I 20.844 nuclei bresciani che nel 2019 hanno ricevuto almeno una mensilità di reddito o pensione di cittadinanza rappresentavano l’1,3% del totale dei beneficiari nazionali. Nei primi nove mesi i beneficiari bresciani si sono dimezzati e i 10.987 nuclei coinvolti tra gennaio e settembre sono scesi allo 0,9%.

Il tasso di inclusione calcolato dall’Inps (quante persone ricevono il sussidio ogni mille abitanti) nel Bresciano mostra il valore di 29, a fronte del 3 di Bolzano (il dato provinciale più basso) e del 202 di Napoli (il dato più alto).

Prospettive

Fin qui il quadro attuale. Che accadrà ora? L’ultimo rapporto Anpal (Agenzia nazionale delle politiche attive per il lavoro) dà indicazioni utili per capire chi potrebbe perdere o vedersi ridotto l’assegno. Il reddito di cittadinanza raggiunge circa 1,1 milioni di famiglie per un totale di 2,3 milioni di persone coinvolte, tra richiedenti e altri membri del nucleo familiare. In base agli ultimi dati Anpal i beneficiari indirizzati ai servizi per il lavoro (centri per l’impiego) sono 919.916. Di questi 66.770 sono stati esonerati o esclusi dagli obblighi lavorativi, ad esempio perché genitori di bambini sotto i tre anni di età; 19.676 sono stati rinviati ai servizi sociali; 172.868 risultavano già occupati, con redditi di basso livello (i cosiddetti working poor, con reddito inferiore a 8mila euro l’anno se autonomi, meno di 4.800 euro se dipendenti) tanto da avere diritto anche al sussidio. A livello nazionale restano 660mila «occupabili», vale a dire persone che devono sottoscrivere il Patto con il lavoro e accettare una delle due proposte di impiego. Nel nord-ovest il 61,4% dei beneficiari risulta «occupabile». Applicati nel Bresciano questi dati potrebbero mettere a rischio 4mila assegni.

Va detto che lo stesso rapporto Anpal indica però non poche difficoltà. Dei 660mila «occupabili», solo il 12% ha avuto un rapporto di lavoro negli ultimi 12 mesi, il 73% non ha esperienza o non lavora da almeno tre anni. «Si tratta di individui che esprimono fragilità rispetto al bagaglio con cui si affacciano ai percorsi di accompagnamento al lavoro» spiegano da Anpal. Basso anche il tasso di istruzione: nel 70,8% dei casi non si va oltre la terza media.

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