Quel pasticciaccio burocratico tra le righe del Pnrr

C’è un metodo infallibile per far finta di sapere cose che non si sanno: parlare difficile. Farcire la scrittura con frasi articolate, abusare di tecnicismi, punteggiare con lessico specialistico e qualche acronimo. È la ricetta base del burocratese: lingua parallela che serpeggia nei palazzi del governo e nei documenti ufficiali, madre di tutte le comunicazioni pubbliche. Per impararla ci vuole impegno: la usano funzionari, dirigenti, qualche ministro e parecchi esperti di innovazione. Se poi ci si mettono anche i soldi, tanti, meglio complicare fino allo stremo.
È successo anche con il Pnrr e la nuova piattaforma digitale unica ReGis (un acronimo, appunto) con i suoi manuali. Così difficile da usare è che è diventata un blocco che azzoppa il lavoro e intasa gli uffici tecnici comunali.
Un piano perfetto per creare confusione in un contesto dove tutto è nuovo e regna l’incertezza. In Italia servirebbe un ministero per la semplificazione, che si ispiri al «Plain Language Bill» della Nuova Zelanda. È un disegno di legge che punta a sostituire il burocratese con un linguaggio familiare e semplice. Non sarebbe un capriccio per puristi, ma una sfida democratica: garantire a tutti i cittadini il diritto a capire.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
