Quaranta parole della quarantena in un libro benefico

Il ricavato del volume di Giuseppe Raspanti per l’associazione «Gianluca nel cuore»
Mascherina - © www.giornaledibrescia.it
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Giuseppe Raspanti, mantovano di nascita, bresciano d'adozione, scrittore, nei giorni tragici e difficili del lockdown ha compilato un lessico della pandemia. Quaranta parole, scelte tra quelle più usate anche da telegiornali e giornali, in assonanza, nel numero, proprio alla quarantena.

«Carte di quarantena, in formato e book, è in vendita su Amazon, al costo di cinque euro: l’intero ricavato va all’associazione «Gianluca nel cuore», fondata da Anna Bacchetti e Pino Notarnicola, che hanno perso il figlio per un arresto cardiaco. L’associazione da diversi anni è impegnata nella diffusione della cultura della prevenzione, anche attraverso l’installazione di defibrillatori. Notarnicola ha curato la prefazione dell’e-book, mentre il risvolto di copertina è firmato da Tiziana Cancarini. L’idea dell’appassionato e dolente breviario lessicale, come scrive la Cancarini, è venuta all’autore «aderendo all’iniziativa della trasmissione di Rai RadioTre "La lingua batte". Che aveva lanciato, tra intellettuali, gente di spettacolo e anche semplici ascoltatori, l’idea di compilare un lessico capace di raccontare un periodo difficilissimo».

Parole scelte spesso tra quelle di uso comune, ma che durante il lockdown hanno assunto significati e sfumature differenti. C’è anche una ragione intima, confessa Raspanti - che ha tre libri, tra cui «Il treno di Ignazio», tra i primi dieci titoli della classifica nazionale degli audiolibri - alla base di «Carte di quarantena». "Mi sono trovato semplicemente e desolatamente a non riuscire più a scrivere altro. Ogni progetto, storia, racconto cui stavo lavorando veniva ineluttabilmente deviato verso quello che stava o sta ancora capitando».

Tra i vocaboli, rilette alla luce della nuova straniante dimensione della malattia collettiva, appaiono parole quali camion, associata al suo conducente, il camionista, divenuti, nel lockdown, eroi temerari quanto indispensabili come altre categorie di lavoratori durante la chiusura. Altri vocaboli sfilano via via: mani, mascherina, fragilità, morte, normalità.

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