Quando la pubblicità parla bresciano

«Dehèdet!». Lo slogan a caratteri cubitali ti viene addosso come una fucilata. Non puoi proprio ignorare il suo ordine secco: «Dehèdet!», svegliati! Il nostro dialetto ha la capacità di sintetizzare un mondo intero in una sola espressione, è una lingua secca, veloce, efficace. Ideale per battute, giochi di parole, slogan. Se n’è accorto anche chi fa comunicazione pubblicitaria. «Dehèdet» è lo slogan utilizzato per grossi cartelloni sulla Triumplina (a Concesio e Sarezzo) dalla Indass, azienda che fa trattamento trucioli e che si rivolge all’industria dell’ottone radicata in Valtrompia. La scelta della forma aspirata (dehèdet e non desèdet), poi, sembra dire alle officine trumpline: «Parliamo la stessa lingua». Bravi, davvero.
Pure indovinata mi pare l’operazione di Publicentro, che in città gestisce tre grossi wall luminosi (via San Rocchino, via Lamarmora e via Enrico Ferri): su questi spazi le pubblicità si alternano a parole e frasi in dialetto curate da «Brescia Dice», la bella pagina Facebook che da tempo regala sorrisi intelligenti ai cultori della nostra parlata.

Attenzione però: quando chi maneggia il dialetto non è né nativo né rispettoso, si fanno danni. Era successo anni fa con Italo, che per pubblicizzare i suoi treni rapidi aveva coniato un grossolano «Pota che velocità!». Impreciso e orribile. E succede con Elnòs. Che nel nome strizza l’occhio alla parlata bresciana (traduce l’italiano «il nostro») ma poi lo accoppia con inglesismi: «Elnòs Shopping», «Elnòs Junior», «Elnòs Mag». Fino a uno scivoloso «Elnòs Bus», che rischia di tradursi - direbbero i francesi - in un imbarazzante cul de sac.
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