Promettevano super rendimenti: truffa da 5 milioni di euro

Sono tre i broker accusati di truffa, raccolta abusiva del risparmio e abusivismo finanziario
INVESTITORI TRUFFATI PER 5 MILIONI
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C’è chi ha investito il tfr e i risparmi di una vita, chi voleva crearsi un fondo pensione, chi ha messo sul tavolo un capitale a più zeri. Un lungo elenco di artigiani, piccoli imprenditori, ma anche impiegati e dipendenti pubblici. Sono rimasti tutti con carta straccia in mano e non hanno più visto un solo euro di quanto affidato a tre broker finiti ora nei guai.

Si tratta di un 50enne di Orzinuovi, un 47enne di Chiari e un 62enne di Cologno Monzese raggiunti dal provvedimento di chiusura indagini firmato dal sostituto procuratore Maria Cristina Bonomo. Devono rispondere di truffa aggravata, raccolta abusiva del risparmio e abusivismo finanziario. Per l’accusa hanno fatto sparire oltre 5 milioni di euro raggirando una sessantina di risparmiatori distribuiti sulla provincia di Brescia e in minima parte anche nella Bergamasca. Un investitore aveva affidato ai tre soci addirittura 350mila euro attraverso diversi versamenti: il primo da centomila euro, il secondo da 50mila e l’ultimo da 200mila.

A lui e agli altri clienti che si sono fidati, erano stati promessi tassi di rendimento minimi del 6-7% e comunque mai inferiori al 5%. E sempre a breve termine. Un piano finanziario allettante che si è trasformato ben presto in un bluff. I tre broker indagati, che aspettano ora che venga fissata dal gip l’udienza preliminare, avrebbero fatto firmare in alcuni casi certificati di deposito relativi a banche inesistenti, mentre in altri casi, secondo quanto ricostruito dall’accusa, le polizze assicurative venivano fatte stipulare con società realmente esistenti, ma risultate completamente all’oscuro. Perché i contratti risulterebbero falsi.

L’indagine è nata nel 2015 dalla denuncia di uno dei tre promotori finanziari contro un socio, accusato di usura. Una querela, secondo chi indaga, figlia di un desiderio di scaricare le responsabilità della presunta operazione illecita, che ha acceso i riflettori su quella che viene ritenuta una maxi truffa milionaria. Due dei tre finiti sotto indagine sono ex dipendenti di banca e, una volta abbandonata la carriera in filiale e aperto uno studio privato, avrebbero sfruttato i contatti con clienti conosciuti allo sportello, che a loro volta hanno convinto all’affare amici e parenti. Una catena di persone diventate vittime del sistema truffaldino che si rifarebbe al sempre verde schema Ponzi usato, nei primi del ’900, tra Italia e Usa.

I broker bresciani avrebbero cioè rastrellato il denaro per sette anni, dal 2009 al 2015, pagando i rendimenti promessi solo ai primi risparmiatori. Con il denaro però versato dai nuovi investitori e non con i guadagni che non sono mai entrati nelle casse della società. I pagamenti ai clienti si sarebbero interrotti ben presto e i soldi spariti. La Procura, che aveva chiesto al gip senza ottenerlo un sequestro di beni preventivo ai danni dei promotori finanziari, ora è pronta a portare a processo il gruppo che prometteva sogni e ha regalato incubi.

 

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