Primo Maggio, chi sono i 27 nuovi Maestri del lavoro bresciani

Le doti richieste per accedere al titolo sono perizia, laboriosità e condotta morale. L'attività dev'essere continuativa da almeno 25 anni
La medaglia di Maestro del lavoro
La medaglia di Maestro del lavoro
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Ventisette nuove stelle brilleranno da oggi nel firmamento bresciano. Sono i nuovi «Maestri del lavoro», insigniti di un riconoscimento al merito grazie alla loro dedizione e attaccamento all’azienda, laboriosità e principi morali. Tutti ingredienti in grado di rendere merito a un’attività continuativa di almeno 25 anni nello stesso gruppo lavorativo.

Doti richieste

La cerimonia, a livello regionale, della consegna del titolo si svolge domenica 1 maggio alle 10 al Conservatorio «Giuseppe Verdi» di Milano. Saranno presenti alcune delle più alte cariche dello Stato, della Regione, del Ministero del Lavoro, oltre al console regionale e ad autorità civili e militari. La delegazione bresciana che accompagnerà i nuovi maestri del lavoro sarà composta dal console provinciale Luciano Prandelli, dal viceconsole Raffaele Martinelli e dai maestri del lavoro Alder Dossena e Patrizia Bianchetti.

Le doti richieste per accedere al titolo, su candidatura del datore di lavoro, restano le stesse di sempre, dal 1923: perizia, laboriosità e condotta morale, oltre ad almeno 50 anni di età e 25 di servizio nella stessa azienda, pubblica o privata.

Il Conservatorio di Milano, dove si svolge la cerimonia
Il Conservatorio di Milano, dove si svolge la cerimonia

Testimonianze

Ventisette, come si diceva, i nuovi maestri: tra questi sono quattro le donne. Tutti quanti sono la testimonianza di una vita di impegno, responsabilità, attaccamento al dovere e migliori qualità imprenditoriali e di servizio civile. Il lavoro infatti, come ha recentemente sottolineato lo stesso presidente della Repubblica Sergio Mattarella, «è tutt’altro che un fattore esclusivamente economico. Non c’è dubbio che il lavoro sia motore dell’economia, ma è altresì elemento che sorregge il funzionamento della società: rappresenta esso stesso un valore su cui si basa la coesione di una comunità. Per questo merita riconoscimento e tutela: è una componente essenziale della dignità di ciascuno. Nel lavoro si esprimono la creatività delle donne e degli uomini, e il loro contributo al bene comune».

La ricchezza di un Paese, infatti, «si misura sulle opportunità di lavoro che sa offrire ai suoi cittadini. Il prodotto nazionale lordo della Repubblica è frutto del lavoro, non di astratte alchimie finanziarie. La nostra Costituzione, con saggezza, ha collocato il lavoro alla base della Repubblica. La Repubblica fondata sul lavoro non è il sogno di un tempo passato. È una sfida sempre attuale, esigente, che dobbiamo saper affrontare senza sottrarci alle necessarie innovazioni, anzi procedendo alla velocità del mondo globale. È sul capitale umano che si fonda il futuro del nostro Paese. Dunque sui lavoratori, di ogni ambito e carattere».

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Impegno

La cerimonia, come ogni anno, darà risalto alla Brescia migliore cui va un riconoscimento tangibile. Ma il titolo rappresenta pure un riconoscimento alla comunità tutta, che lavora con impegno e spirito di servizio. In particolare, i premiati sono diventati testimoni di un nuovo impegno da portare avanti quotidianamente e per il futuro. E la loro testimonianza sarà tanto più importante nei confronti dei giovani, che hanno bisogno di modelli positivi a cui guardare e ai quali ispirarsi. In un Paese, il nostro, nel quale 3 milioni di ragazzi tra i 14 e i 35 anni non lavorano, non studiano, non fanno formazione. Nel Bresciano (nella fascia tra i 14 e i 29 anni ce ne sono diecimila. Si tratta di giovani sfiduciati, che hanno bisogno di recuperare una prospettiva per uscire dallo stato di inerzia in cui vivono. Ecco, anche in questo senso c’è bisogno di «stelle», che servano a orientare chi ha smarrito o ancora deve trovar la via.

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