«Prendo il Reddito ma volevo il lavoro». «Io, navigator, aspetto»

Le voci di un percettore di RdC e di un aspirante navigator bresciani, entrambi bloccati dalla stasi della «fase 2»
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Il rapporto di Paolo con il Reddito di Cittadinanza sembra un artificio di scatole cinesi, in cui ogni apertura è prima un sollievo e poi una delusione. A tempo di record. La prima volta, lo scorso marzo, il 43enne era al Caf Acli di via Spalto San Marco già alle 8.30 del mattino per consegnare la richiesta di Reddito di Cittadinanza. Borse sotto gli occhi e mani temprate da anni di lavori manuali, Paolo fissava il vuoto in una trance che di agonistico non aveva nulla. 

Dopo alcune settimane ottiene il sussidio e per una volta riscopre le rughe agli angoli della bocca. Sorride. Apre la prima scatola. Passano quattro mesi e quella voce non è più un sibilo - è vero - ma nei suoi occhi non si legge più quella spensieratezza fugace: apre la seconda scatola e scopre che il sussidio è molto inferiore alle sue speranze. «Non è quanto mi aspettavo, ma almeno riesco a risolvere qualche problema», aveva detto deluso a luglio. Una somma che per un ultra 40enne formalmente disoccupato servirebbe a mangiare per un mese e nulla più. Figurarsi sostenere un figlio con disabilità. Eppure, se la sua voce era infranta da una disillusione febbrile ma comunque dignitosa, restava ancora una robusta speranza: quella di ricominciare grazie alla cosiddetta «fase 2» del progetto RdC.

Fino all’apertura della terza scatola di oggi: abbassa gli occhi, sembra quasi in segno di resa. «A me interessa lavorare - dice -, ho creduto nel Reddito di Cittadinanza non soltanto perché potesse aiutarmi con un sostegno economico, ma soprattutto perché poteva finalmente esserci un percorso per rientrare nel mondo del lavoro. Ma oggi tutto sembra fermo, a Brescia i navigator non sono neanche arrivati e senza il governo la situazione sembra ancora più difficile. Tutti sembrano essersi già dimenticati di noi». Paolo, fibre e muscoli di quel Paese dimenticato che ogni giorno prova a sbarcare il lunario, non cede: «Cerco di trovare ogni aiuto possibile per la mia famiglia e per pagare le bollette, ma per andare avanti c’è bisogno di lavoro». Finora ha aperto tre scatole. Nella quarta Paolo spera di trovare finalmente quello che cerca.

D'altronde, i poeti sono in via d’estinzione, i santi ormai si contano sulla punta delle dita, figurarsi i navigatori che in un arguto gioco di parole degli ultimi mesi hanno perso la vocale finale nel processo di attualizzazione del noto postulato degli anni Trenta. Della sagoma trimurti tutta italiana è però rimasto ben poco.

Queste ultime figure mitologiche latitano anche a Brescia. Di loro non c’è alcuna traccia. Eppure non sono pochi: i navigator assegnati alla nostra provincia sono 50, tutti usciti vincitori dal concorso pubblico. Su un totale di poco più di 9mila percettori del Reddito di Cittadinanza nel Bresciano, significa uno ogni 180 richiedenti. «Esistiamo e stiamo aspettando segnali di vita», scherza uno degli aspiranti navigator, che attende solo di entrare negli uffici di via Cipro.

Lui, che preferisce rimanere anonimo, come altri 49 dovrebbe essere già seduto alla sua postazione al Centro per l’Impiego. «Siamo forse quelli che attendono con più ansia le evoluzioni del vecchio o del nuovo governo, perché pare che la nostra vita dipenda da quello», continua il 33enne. È la percezione di tutti gli attori interessati, da Milano a Palermo. A Brescia, come d’altronde nel resto d’Italia, sembra essere nato un vero e proprio «caso navigator», un giallo la cui trama sembra dipendere dal canovaccio delle vicende parlamentari. 

Proprio da via Cipro hanno fatto sapere che non è arrivato nessuno e che una riunione con i dirigenti regionali incaricati di seguire la partita - quelli della Direzione centrale istruzione, formazione e lavoro - sarebbe in programma solo per la seconda settimana di settembre. «C’è più attenzione per i percettori del Reddito, ma anche noi siamo disoccupati e precari. Non riscontriamo la stessa sensibilità», sembra sfogarsi il giovane.

Nel frattempo aspetta, lui come altri. «Mi sono dato una scadenza. Poi farò delle scelte, per ora resto al palo».

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