Premio Bulloni: Compagnia Lyria, con la danza oltre ogni divisione

Da quasi 30 anni il linguaggio del corpo è diventato uno strumento di integrazione e rimozione dello stigma associato a diverse situazioni
Compagnia Lyria opera alla casa di reclusione di Verziano - Foto Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it
Compagnia Lyria opera alla casa di reclusione di Verziano - Foto Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it
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La vittoria del Premio Collegio Notarile di Brescia è per Compagnia Lyria un momento agrodolce. «Per noi significa tanto. Vogliamo dedicarla a Daniele Gussago, fotografo e occhio dell’associazione: ci ha lasciati prematuramente a settembre, ma se siamo arrivati fin qui è anche grazie a lui». A parlare è Monica Cinini, presidente dell’associazione fondata nel 1995 (dalla stessa Cinini e dalla direttrice artistica Giulia Gussago, sorella di Daniele) che con progetti che coniugano danza e società ha contribuito all’integrazione delle fragilità e alla rimozione dello stigma associato a diverse situazioni.

«Tra quelli che più hanno valore per noi mi piace citare "DanzAbile", rivolto a giovani e adulti con disabilità fisiche, mentali e sensoriali», ricorda Cinini. «Ma anche la Danza al Parco, durata 14 edizioni, è stata per noi importante». Oggi, spiega, si parla soprattutto del Progetto Verziano, che coinvolge cittadinanza e persone detenute negli istituti penitenziari per creare performance condivise, «ma noi siamo tante cose».

Accanto a lei Giulia Gussago, coreografa e e direttrice artistica: «Ogni processo creativo implica una trasformazione profonda nella coscienza delle persone che partecipano. Nel nostro caso non sono solo le detenute e i detenuti a trasformarsi, ma anche il pubblico che grazie al Progetto ha potuto entrare nel cortile della casa di reclusione, venendo travolto da un cambiamento anche solo per essere lì. E questa trasformazione a sua volta si è riversata sulla compagnia, mutando noi e i nostri progetti».

Anche il Progetto Verziano, come gli altri, è longevo: nacque dodici anni fa rivolgendosi solo alla sezione femminile e s’allargò poi a tutti, coinvolgendo i detenuti ma anche i cittadini partecipanti, i soci di Lyria, cantanti, coreografi, artisti visivi… «Anche in tempo di pandemia non ci siamo fermati», ricorda Cinini. «Siamo riusciti a stare vicino alle persone rinchiuse con scambi di lettere, pensieri e sensazioni».

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