Premio Bulloni: Arianna Martini, l’aiuto ai profughi scampati alla Siria

Chi fugge dalla guerra ha bisogno di tutto: nei campi in Turchia i bimbi prime vittime
Arianna Martini con un piccolo ospite di un campo profughi
Arianna Martini con un piccolo ospite di un campo profughi
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L’espressione «l’orrore della guerra» rimane tale finché non lo si vede con i propri occhi. Arianna Martini, subito dopo lo scoppio della guerra in Siria, è partita con il marito per capire cosa stesse realmente accadendo in quei luoghi. Da ogni viaggio tornava con una consapevolezza diversa e, col tempo, ha imparato a trasformare il dolore in azione. Nel 2018 ha quindi fondato l’organizzazione italiana non profit Support and Sustain Children (SSCh), nata con l’intento principale di portare sostegno concreto ai rifugiati e agli sfollati siriani in Turchia.

I volontari agiscono gratuitamente nel tempo libero, non sono professionisti, e la stessa Arianna parte ogni mese per raggiungere i beneficiari degli aiuti, verificare la rete dei collaboratori locali e controllare che le risorse siano ben investite. Le attività dell’associazione sono totalmente finanziate dal basso o attraverso donazioni private e spontanee. Attualmente SSCh si occupa delle persone che vivono fuori dai campi ufficiali, detti campi spontanei, in territorio turco: luoghi isolati dove manca acqua potabile, cibo, medicinali, assistenza sanitaria, tende, coperte, vestiario e istruzione per i più piccoli.

Quello di cui si stanno prendendo cura da quasi dieci anni è composto da circa 900 nuclei familiari per un totale di 6.000 persone e non è seguito da alcuna ong o istituzione locale. Il campo sorge su un terreno che precedentemente veniva utilizzato come discarica abusiva, di cui sono ancora presenti i resti. «Il nostro obiettivo è fornire a tutti, e ai bambini in particolare, ciò di cui hanno assoluto bisogno per sopravvivere» spiega Arianna, che al momento è impegnata nei campi spontanei e rientrerà in Italia per la premiazione. «Qui la situazione è qualcosa che non si può immaginare se non la si vede da vicino - commenta la fondatrice di Support and Sustain Children - e a farne le spese sono soprattutto i più piccoli».

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