Polvere di caviale nella formaggiera

Perché non tutti siamo il marchese Onofrio del Grillo
Un cucchiaino da caffé - © www.giornaledibrescia.it
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Ho sempre smisurata, sincera ammirazione per chi riesce a vendere a cifre esorbitanti l’effimera e impalpabile esclusività del nulla. Le feste natalizie offrono spunti meravigliosi. E così se anche voi avete festeggiato la fine del 2021 come ha meritato, ovvero con tartine stantie comprate al supermercato arricchite da salmone dozzinale in alternativa a indefinite micropalline nere o rosse (la cui origine resta saldamente sconosciuta), il tutto accompagnato da insalata russa buona per intonacare i muri, sappiate che nei più esclusivi ristoranti del mondo qualcuno (pochissimi) hanno pasteggiato gustando (tra le altre inarrivabili squisitezze o presunte tali) polvere di caviale.

Perché se come delle formichine diligenti avevate messo da parte i minimo 300 euro per l’orrenda poltiglia, che vi ha consentito di sentirvi dalla parte giusta della società, sappiate che come al solito non siete il marchese Onofrio del Grillo. La polvere si ottiene essicando le uova di un caviale albino e costa circa 40mila dollari a cucchiaino, da tè, mica quello della minestra sia chiaro.

Si può assaporare la rara prelibatezza (avendo il giusto palato, ça va sans dire) da Monaco a Dubai, e non serve aggiungere altro. A me resta solo la curiosità di sapere se la preziosa polvere viene portata a tavola nelle formaggiere in vetro e acciaio che trionfano nelle trattorie. Sarebbe meraviglioso, ma poi ve lo immaginate il povero cameriere che alle spalle di cotanta bella gente conta i cucchiaini che finiscono a impreziosire il guazzetto?

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