Politiche giovanili: i Comuni investono 1,36 euro pro capite

Oltre al capoluogo, i territori più virtuosi hanno meno di 5mila abitanti: Villachiara Collebeato e Polpenazze
Giovani e studio (simbolica) - © www.giornaledibrescia.it
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Largo ai giovani, o forse no. Perché ormai stiamo sprofondando in tutte le classifiche europee che riguardano non solo gli adolescenti e gli universitari, ma anche i cosiddetti Millenials (ovvero i nati tra il 1980 e il 2000). Appunto a margine: no, stavolta il Covid non c’entra, la situazione era critica già prima. A certificarlo - oltre all’Eurostat - è anche l’indagine condotta da Openpolis, che punta i fari sugli investimenti che concretamente i nostri Comuni mettono in campo per le politiche giovanili. E il primo segnale di una disattenzione diffusa anche nel Bresciano: le cifre sono difficili da raccogliere, complesse da decifrare, confusamente appostate.

Per verificare la spesa che le Amministrazioni dedicano alle politiche giovanili bisogna analizzare i bilanci. Guardando la tabella, quando il campo relativo alla spesa è vuoto significa che il bilancio del Comune non è stato pubblicato online. Se invece la spesa riporta un valore pari a zero, vuol dire che il Comune ha certamente pubblicato il rendiconto. Le possibilità, però, sono due: l’ente ha effettivamente speso zero, oppure ha inserito alcuni degli investimenti in altre voci di spesa nel bilancio. Un esempio: un sostegno economico a favore dei giovani potrebbe essere stato incardinato anche all’interno del Sociale o di bandi relativi al commercio. In questo caso la ricostruzione è intricata e apre a una seconda riflessione: le politiche giovanili non sono solo il dopo scuola o un bonus per avviare un’attività commerciale, ma un insieme di misure che promuovono l’attività giovanile nella società e che vanno dal volontariato a centri polivalenti, nuove tecnologie, Università, ricerca.

 Come è messa Brescia? Secondo i dati 2018 e 2019 (ultimi bilanci disponibili), non benissimo. La spesa media pro capite nella nostra provincia ammonta a 1,36 euro che, tradotto in cifre nette, significa che ogni Comune investe per le politiche giovanili solo 7.542,9 euro l’anno. Ma, sorpresa: oltre al capoluogo, i primi cinque territori virtuosi (sempre per spesa pro capite) hanno meno di 5mila abitanti: Villachiara (1.416), Collebeato (4.654), Polpenazze (2.672), Capo di Ponte (2.471) e Casto (1.710).

Scenario. La ricetta «puntiamo tutto sui giovani» è un ritornello ripetuto talmente tante volte che ora i primi a non crederci sono proprio i diretti interessati. Che, infatti, sono «in una relazione complicata» con il territorio d’origine. Tutti. Anche se, di fatto, hanno 32 anni di distanza. Sono stati adolescenti nel 1999 i primi, lo sono appena stati i secondi. Hanno ballato Britney Spears i primi, rappano come Fedez i secondi. Uscivano dal troppo pieno delle ideologie i primi, combattono col vuoto i secondi. Amavano il Belpaese i primi, se lo vogliono lasciare alle spalle i secondi. Erano la Brescia di oggi, saranno quella di domani.

Ma il ritratto che ne esce, tirata la riga, è lo stesso ed è amaro. Al punto che, ad alzare la voce, hanno più e più volte tentato: lo hanno fatto scendendo in piazza per l’ambiente (l’esperienza dei Friday for future è reale), lo hanno fatto cercando la valorizzazione professionale altrove (sulla «fuga dei cervelli» si è scritto e riscritto), oppure rispolverando antichi mestieri (agricoltura in primis), rendendosi indispensabili sul fronte sociale. Qualcosa, certo, hanno ottenuto, qualche passo è stato compiuto. Ma troppo piccolo per colmare un divario lungo ancora centinaia di chilometri.

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