Poco onorevole pagare di più gli onorevoli

La proposta di Zandra e quello scivolone al quale rimediare in un solo modo
La Camera dei deputati - Foto Ansa/Fabio Frustaci
La Camera dei deputati - Foto Ansa/Fabio Frustaci
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Serve a poco spiegare che il Pd non c’entra, che la proposta di legge per parificare gli stipendi dei nostri parlamentari a quelli degli eurodeputati è una iniziativa del tutto personale di Luigi Zanda, precedente alle primarie e alla nomina del senatore a tesoriere Dem.

Per Nicola Zingaretti è un indesiderato inciampo politico-mediatico sulla sua strada di neoleader di un partito che prova a risalire la china dopo la batosta elettorale di un anno fa. Ma al di là del merito degli aumenti (collegati soprattutto al meccanismo del calcolo della diaria), in un dibattito pubblico segnato da un’emotività spesso rancorosa dell’opinione pubblica, aver subito a che fare con il macigno dei «soldi ai politici» non è certo un buon viatico per nessuno. Figuriamoci poi, se in qualche modo lo si può intestare al partito che una fetta di elettorato - poco importa se a torto o a ragione - vede come espressione della «famigerata» elite.

Urge correre ai ripari, e non solo per il Pd (per ovvi motivi d’immagine) ma anche per il paese che in questo frangente, vista la congiuntura economica e sociale, ha bisogno di tutto tranne che di rimettersi a discutere (e di distrarsi) per i compensi ai suoi politici. Siamo in Quaresima e al senatore Zanda si potrebbe chiedere allora un fioretto: ritirare la proposta alla svelta e togliere l’alibi alla riapertura di un dibattito dal sapore elettoralistico e strumentale. Eviterebbe peraltro anche di alimentare l’onda velenosa dell’antipolitica. E magari avrebbe anche più tempo per far tornare al meglio i conti del partito di cui è appena diventato tesoriere.

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